“Il numero medio di figli per donna calcolato per generazione continua a decrescere nel nostro Paese senza soluzione di continuità. Si va dai 2,5 figli delle donne nate nei primissimi anni Venti (subito dopo la Grande Guerra) ai 2 figli per donna delle generazioni dell’immediato secondo dopoguerra (anni 1945-49) fino a raggiungere il livello di 1,44 figli per le donne della generazione del 1980 stimato alla fine della storia riproduttiva. Una diminuzione della fecondità così marcata comporta necessariamente profonde modificazioni sulla composizione della discendenza finale per ordine di nascita”. Lo afferma oggi l’Istat nel report “Natalità e fecondità della popolazione residente” riferito all’anno 2020.
“I tassi di fecondità riferiti alle nascite del primo ordine hanno subito una variazione relativamente contenuta fino alle generazioni di donne della metà degli anni Sessanta: si è passati da 0,89 primi figli per le donne del 1950 a 0,87 per quelle del 1960. La stima riferita alla coorte del 1980 è invece decisamente più bassa – pari a 0,75 – e potrebbe portare a un significativo aumento tra le coorti più giovani della proporzione di donne senza figli”, precisa l’Istat.
L’evoluzione dei tassi di fecondità del secondo ordine presenta un andamento simile a quello del primo: “Si osserva un aumento fino alla generazione di donne nate nel 1946 seguito da una diminuzione per quelle successive: da 0,69 figli per le donne nate nel 1933 a 0,71 per le nate nel 1946 fino a 0,51 nella generazione del 1980”.
Per le stesse generazioni, “i tassi di fecondità del terzo ordine e successivi, al contrario, si sono drammaticamente ridotti, passando da 0,77 della generazione del 1933 a 0,18 della generazione del 1980. La diminuzione della fecondità in Italia è stata quindi, in buona parte, il risultato della rarefazione dei figli di ordine successivo al secondo”.
Inoltre, assumendo come riferimento quattro coorti, 1950, 1960, 1970 e 1980, “emergono i cambiamenti dei modelli di fecondità. A livello nazionale la quota di donne senza figli è in continuo aumento da una generazione all’altra e per le nate nel 1980, a fine storia riproduttiva, si stima più che raddoppiata (25,0%) rispetto a quella delle nate nel 1950 (11,2%)”.
Si attenuano le tradizionali differenze geografiche nei modelli riproduttivi: “Da un lato il Centro-nord, da lungo tempo sotto il livello di sostituzione di circa 2 figli per donna, presenta una quota importante di donne senza figli (quasi 1 su 4 per la generazione del 1980) e un’elevata frequenza di donne con un solo figlio (in particolare al Centro dove viene raggiunto il massimo relativo con 28,5%). Dall’altro il Sud, dove è in aumento la quota di donne senza figli ma che continua a distinguersi per il modello con 2 figli e più (54,4% per la generazione delle nate nel 1980, rispetto alla media nazionale di 51,3%). Questa specificità era ancora più evidente tra le donne del 1970, quando l’incidenza dei nati del secondo ordine e più era del 64,7% rispetto a 53,8%. Per le donne nate nella generazione più recente (1980) e residenti al Sud la quota di coloro che non hanno figli è inoltre superiore a quella delle donne con un solo figlio (27,7% contro 17,9%)”.