“Nel 2020 le donne residenti in Italia tra 15 e 49 anni hanno in media 1,24 figli (1,27 nel 2019), accentuando la diminuzione in atto dal 2010, anno in cui si è registrato il massimo relativo di 1,44”. Lo precisa oggi l’Istat nel report “Natalità e fecondità della popolazione residente” riferito all’anno 2020.
“Per trovare livelli di fecondità così bassi per il complesso delle donne residenti bisogna tornare indietro ai primi anni Duemila – avverte l’Istituto nazionale di statistica -. Tuttavia, in quegli anni la tendenza indicava un recupero dopo il minimo storico di 1,19 figli per donna registrato nel 1995, recupero attribuibile in larga misura al crescente contributo delle donne straniere. Nel 2003, ad esempio, la fecondità delle straniere era pari a 2,47 figli per donna, rispetto al valore di 1,89 dell’anno più recente, in leggero calo rispetto al 2019 (1,99). Si conferma al Nord il primato dei livelli più elevati di fecondità riferito al totale delle residenti (1,30 nel Nord-est e 1,26 nel Nord-ovest), soprattutto nelle Province Autonome di Bolzano e Trento (rispettivamente 1,71 e 1,36), in Veneto (1,28) e Lombardia (1,27)”.
L’evoluzione della fecondità di periodo “è fortemente condizionata dalle variazioni nella cadenza delle nascite rispetto all’età delle donne. L’aumento del numero medio di figli per donna registrato tra il minimo del 1995 e il 2010 si è verificato nei territori interessati dal recupero delle nascite precedentemente rinviate da parte delle donne di cittadinanza italiana e dove la presenza straniera è più stabile e radicata (quindi più nati stranieri o con almeno un genitore straniero)”.
Ciò è accaduto, in particolare, “nelle regioni del Nord e del Centro mentre nel Mezzogiorno è proseguito il fenomeno della denatalità a causa della posticipazione delle nascite, ancora in atto da parte delle cittadine italiane, non compensata dalla quota, modesta in questa area, di nascite di bambini con almeno un genitore straniero”.
Confrontando i tassi di fecondità per età del 1995, del 2010 (italiane e totale residenti) e del 2020 (italiane e totale residenti) “si osserva uno spostamento della fecondità verso età sempre più mature. Rispetto al 1995, i tassi di fecondità sono cresciuti nelle età superiori a 30 anni mentre continuano a diminuire tra le donne più giovani. Questo fenomeno è ancora più accentuato considerando le sole cittadine italiane per le quali, confrontando la fecondità del 2020 con quella del 2010, il recupero della posticipazione si osserva solo a partire dai 38 anni”.