Forte appello di mons. Paolo Bizzeti, vicario apostolico dell’Anatolia, per aiutare le tante famiglie di rifugiati afgani in Turchia. Nel testo, pervenuto al Sir, il vicario racconta: “In questi giorni i nostri operatori Caritas hanno visitato delle famiglie afghane prive di tutto che patiscono anche la fame, non parliamo avere cure mediche. Hanno forza d’animo ma anche tanto disorientamento. Alcune delle donne non hanno mai fatto acquisti ad un supermercato (nel villaggio da cui sono scappate dai talebani era l’uomo che faceva la spesa), non parlano il turco e con i bimbi piccoli in casa non riescono a fare nemmeno piccoli lavoretti. Qualcuna lascia in casa per qualche ora il figlio di 7-8 anni a badare quelli di 4-5 per poter andare a fare la pulizia delle scale in qualche condominio e guadagnare 1-2 dollari. Poi con la lira turca a picco e i prezzi dei cibi che salgono alle stelle, è un disastro”. Eppure, aggiunge mons. Bizzeti, “ci sono famiglie – cristiane o musulmane – che condividono con altre quel pochissimo che hanno. Una meraviglia di amore evangelico”. Nel suo appello il vescovo gesuita invita ad andare oltre le immagini del presepe fatto di “stelline, angeli luminosi, aloni d’oro intorno alle teste di Maria e Giuseppe, ‘tre cuori e una capanna’, per porci delle “domande più profonde”. Diversamente, scrive, “non arriveremo mai con i pastori alla grotta dove una famiglia povera sta lottando per far nascere un bambino in mezzo a mille difficoltà e privazioni, alla periferia di un villaggio, lontano dalla luccicante Gerusalemme, con i suoi raffinati palazzi. La povertà e le necessità di questa famiglia, la Sacra Famiglia, sono reali e concrete. Come quelle dei profughi afgani visitate nei giorni scorsi: squallidi appartamenti dove ci sono solo alcuni tappeti che fanno da letto, da tavolo su cui mangiare, da culla per i piccolini, da luogo per giocare dei più grandicelli e da luogo di preghiera. Sono soprattutto madri con bambini perché i mariti sono stati uccisi dai talebani o sono fuggiti per cercare fortuna, senza sapere che l’Europa, come Erode, i bambini e i poveri non li vuole”. A riguardo mons. Bizzeti non manca di muovere alcune critiche anche all’Italia che, rimarca, “deve pensare ad altro: al Pil, al Covid che impedisce di andare a zonzo per il mondo come anni fa, ai regali, alle ferie, al cenone di Natale o di fine anno e così via. Tutte cose fondamentali, ovviamente: è Natale e ci vuole un po’ di divertimento e di festa per rallegrare una triste civiltà che non ama più la vita, popolata da molti vecchi solo preoccupati di sopravvivere in forma, con pochi nipoti, e tirando su muri per difendersi chiudendosi in dorate prigioni”. “Nel Pnrr Italia Domani – aggiunge il vicario apostolico – non si parla del nostro problema demografico (siamo il popolo più vecchio d’Europa), della necessità di integrare i migranti, nuova indispensabile manodopera”. “Stiamo preparando il futuro o siamo già con un piede nella fossa, sorseggiando un prosecco e smanettando sul cellulare?”, domanda mons. Bizzeti che conclude ricordando l’insegnamento del Vangelo e della Chiesa: “Fede e amore per il fratello, soprattutto il più povero”. Da qui la richiesta di aiuto “per i rifugiati afghani qui in Turchia, assistiti dalla nostra Caritas Anatolia. Grazie di cuore”.