La consacrazione e inaugurazione della Cattedrale di Nostra Signora d’Arabia, nel Regno del Baharain, è un potente “segno dei tempi”. Esso rende manifesti i frutti del dialogo tra cristiani e musulmani, e conferma l’atteggiamento di crescente apertura e sostegno alla convivenza tra diversi da parte del Sovrano bahrainita e da altre autorità dei Paesi del Golfo Persico. Lo ha rimarcato il Patriarca maronita, card. Béchara Boutros Raï, durante la Messa presieduta ieri a Bkerké, nella chiesa della sede patriarcale. “Sarebbe auspicabile – ha detto – che i libanesi, la cui Patria si è posta come modello per la convivenza delle fedi, facessero rivivere questo grande messaggio, invece di pugnalarlo ogni giorno. Mentre la formula libanese sta fiorendo in altre parti del mondo essa non dovrebbe venir meno nella sua terra madre, il Libano”. Il Patriarca ha anche deplorato le tattiche politiche che stanno di fatto ostacolando il lavoro del governo guidato da Najib Mikati, impedendo così all’esecutivo – non si riunisce dal 12 ottobre – di sviluppare in maniera proficua i colloqui avviati con il Fondo monetario internazionale e così sbloccare gli aiuti esteri indispensabili al Paese per provare a uscire dal disastro economico in cui è sprofondato. Critiche anche al progetto di legge sul controllo dei capitali proposto dal governo e inviato al Parlamento per l’approvazione. Tale provvedimento – ha sottolineato il Patriarca – avrebbe l’effetto di saccheggiare i conti dei libanesi depositati nelle banche, con il pretesto di “spalmare” il deficit per salvare le banche indebitate. Il fatto di tenere i soldi in banca – ha chiesto con sarcasmo il Patriarca – rappresenta forse una colpa che li rende corresponsabili delle perdite?” Ormai i libanesi, ha proseguito il Patriarca maronita, “non hanno la possibilità di andare da un dottore. Le medicine prescritte dai dottori non si trovano nelle farmacie, nei dispensari, negli ospedali e nemmeno al Ministero della Salute. I farmaci per le malattie croniche e incurabili evaporano prima di raggiungere i malati e le persone muoiono nelle loro case, per le strade e davanti alle porte di ospedali e ministeri. Questa è una situazione catastrofica che il Libano non ha mai conosciuto nella sua storia”. Il Cardinale, chiudendo la celebrazione, ha affermato la propria vicinanza a sfollati e rifugiati, e nel contempo ha richiamato l’attenzione sul fatto che “la responsabilità di prendersi cura di questi fratelli appartiene alle Nazioni Unite” attraverso l’Unrwa (per i palestinesi) e l’Alto Commissariato per gli sfollati siriani (per i profughi arrivati dalla Siria). “Il Libano” ha rimarcato il Patriarca maronita “non è in grado di garantire i diritti di quasi due milioni di profughi e sfollati. Chiediamo per loro, nel rispetto della loro dignità, una vita normale, e che i Paesi arabi e il mondo trovino una soluzione definitiva alla questione palestinese, al di fuori del Libano, e sostengano il rapido rientro dei rifugiati siriani nel loro Paese”.