“Questi 150 anni di vita sono stati un viaggio in mare aperto, spinti dall’amore sulla via della fraternità”. Lo ha detto Francesca Di Maolo, presidente dell’Istituto Serafico di Assisi, durante l’udienza privata che Papa Francesco ha concesso questa mattina in Vaticano ad una delegazione dell’Istituto in occasione del suo 150° di fondazione. Una rappresentanza di ragazzi e genitori, medici, operatori, volontari, sostenitori, padri Rogazionisti e suore Elisabettine Bigie, insieme al vescovo Domenico Sorrentino e ai frati francescani del Sacro Convento. Dopo aver fatto gli auguri al Papa per i suoi 52 anni di ordinazione sacerdotale, la presidente ha proseguito: “Siamo emozionati, commossi e grati per questo incontro. La strada percorsa sino ad oggi non è stata sempre facile. Il Serafico ha attraversato due guerre mondiali, il terremoto del 1997 che colpì in modo grave la nostra struttura ed infine la pandemia da coronavirus, che forse ha rappresentato per tutti noi la prova più difficile”, ma “padri e madri straordinari ci hanno insegnato a non arrenderci mai e sono stati la bussola del nostro cammino”.
“La nostra missione – ha osservato Di Maolo – a volte stride con la cultura dominante”. In tempi di “crisi economica, a causa delle ristrettezze delle risorse, l’accesso ai servizi sanitari viene garantito in base ai risultati di salute che possono generare. È in atto una pericolosa deriva culturale, secondo cui ‘l’inguaribile è incurabile’. Questa conclusione è aberrante: dell’inguaribile ci si può sempre prendere cura! Accanto ai nostri ragazzi abbiamo imparato che anche in un corpo immobile c’è un’anima capace di volare se c’è qualcuno al suo fianco”.
Per Di Maolo “prendersi cura delle persone più fragili, non è mera assistenza, non è solo un atto di carità, ma è prima di tutto una risposta di giustizia. È riconoscimento della dignità di una persona che ha diritto non solo di sopravvivere, ma di vivere. Amore e giustizia sono inseparabili”. Ma “la nostra missione non può esaurirsi all’interno del nostro Istituto perché, oltre ad essere mani e occhi dei nostri ragazzi, dobbiamo essere anche la loro voce nella società”. Di qui il grazie al Papa “per i suoi continui appelli sull’importanza dell’accessibilità alle cure. Il diritto per tutti all’accesso alle cure, al lavoro e all’istruzione sono i capisaldi su cui si fondano la democrazia sostanziale, la civiltà e il benessere di un Paese”. “L’iniquità nell’accesso alle cure è uno scandalo. Le disuguaglianze di salute dipendono dall’organizzazione della società e possono essere eliminate”, ha concluso la presidente del Serafico.