“Attraverso la sana politica e la sana amministrazione, la Calabria deve riguadagnare fiducia in se stessa, eliminando promesse illudenti, senza fondamento, premesse a elemosine e provvidenze assistenzialistiche, prime vere minacce alla democrazia e alla dignità degli onesti e, in particolare, dei più giovani, che aborriscono qualunque forma di assistenzialismo e di corruzione. Ancora oggi, quanti sono impegnati nel sociale, nel politico e nel governo delle comunità con incarichi istituzionali possono e debbono guardare al venerabile Giorgio La Pira come a un modello autentico di una persona credente impegnata a pieno nella società in cui vive e serve. È esempio per la sua onestà, trasparenza, disinteresse, per l’attenzione particolare nei confronti delle fasce più deboli, con una costante preoccupazione per il benessere dei cittadini e per la salvaguardia del loro lavoro e delle loro esigenze”. Lo scrive mons. Francesco Savino, vescovo di Cassano all’Jonio, nella tradizionale lettera, inviata a sindaci, rappresentanti istituzionali, politici e quanti sono impegnati nelle amministrazioni. “Un servizio alto che non è affatto semplice. Non lo era neppure in passato, ma oggi è reso ancor più difficile dalla situazione che viviamo. Siamo ancora – evidenzia il presule della diocesi cassanese – nel tunnel della pandemia ma oggi più che mai siamo tutti chiamati ad accendere una luce per rischiarare il cammino delle nostre comunità. L’invito che sento di rivolgere a me prima, che a voi, è quello di essere lungimiranti nonostante questa stagione della storia che stiamo vivendo”.
“L’appello che nasce dal mio cuore di pastore – afferma il vescovo – è quello a vedere nel tempo travagliato che attraversiamo, un’opportunità per il cambiamento, dobbiamo cioè considerare questo tempo un kairòs, una occasione favorevole”. “Per questo mi sento di suggerirvi tre verbi da coniugare nel vostro quotidiano esercizio di responsabilità, perché la politica torni ad essere ‘la più alta forma di carità’: ascoltare, discernere e servire. Chi vuole governare un Paese, una Regione o un Comune non può vivere in una torre d’avorio o essere schiavo delle proprie certezze. Per questo non dobbiamo insonorizzare il nostro cuore e non dobbiamo blindarci nelle nostre certezze. Governare vuol dire ascoltare, conoscere, dialogare. Essere attenti e disponibili verso tutti i cittadini ma soprattutto verso i più deboli, i più indifesi, quelli che urlano silenziosi a pochi metri da noi, nelle nostre desolate periferie, che bussano inascoltati alle nostre porte. Facciamoci tutti servi per amore di questa nostra Terra, organizziamo la speranza con e per i nostri fratelli”.