“C’è un attacco frontale e articolato in corso alle popolazioni indigene, alle comunità tradizionali dell’Amazzonia, all’integrità della foresta amazzonica, alla sicurezza idrica di tutti i brasiliani e alla stabilità del sistema climatico planetario”. È la denuncia della Conferenza nazionale dei vescovi del Brasile (Cnbb) e di altri organismi ecclesiali, in una nota pubblicata ieri, in occasione della Giornata internazionale dei Diritti umani. Preoccupate per l’ondata di attacchi all’Amazzonia nella parte finale di quest’anno, le Commissioni per l’Ecologia integrale e per l’Amazzonia della Cnbb, la Rete ecclesiale panamazzonica, il Consiglio missionario indigeno (Cimi), la Commissione per la Pastorale della terra (Cpt) e la Commissione brasiliana Giustizia e Pace (Cbjp) richiamano l’attenzione sulle minacce organizzate contro il bioma., dicendosi solidali con i popoli amazzonici e “con il loro grido”. Nel testo le organizzazioni denunciano che, negli ultimi due anni, “la foresta amazzonica è stata consegnata dal Governo federale a disboscatori, piromani e minatori”. Gli effetti dell’“incentivo alla criminalità” sono la crescita della deforestazione e degli incendi. Inoltre, si legge nella nota, un’altra realtà che preoccupa la Chiesa “è l’attività estrattiva illegale, condotta con il consenso del Governo”. Nel testo, gli organismi ecclesiali denunciano: “Legati al narcotraffico e finanziati da gruppi non identificati, i garimpeiros (minatori illegali) invadono le comunità, uccidono e terrorizzano le popolazioni indigene, distruggono foreste, inquinano i fiumi e avvelenano gravemente gli organismi con il mercurio”.
Le minacce, denuncia il documento, passano anche attraverso i progetti di legge. “I popoli indigeni, i popoli della foresta in generale, la foresta stessa e, quindi, i popoli del Sudamerica nel suo insieme sono ugualmente nel mirino di altre pressioni e aggressioni da parte di accaparratori di terre, minatori, grandi compagnie minerarie e, soprattutto, del settore agroalimentare, fortemente appoggiato dal Congresso nazionale”. Al vaglio di Camera e Senato tre disegni di legge “con l’obiettivo di completare lo smantellamento della normativa a tutela del patrimonio etnico, culturale e naturale del Paese”. In dettaglio, si tratta del progetto di legge (pl) 191/2020, che liberalizza attività minerarie in territori indigeni; il pl 2159/2021, che propone la flessibilità delle licenze ambientali; il pl 510/2021, noto come “progetto di accaparramento di terreni”.