“I personaggi del presepe, costruiti con materiali e abiti caratteristici di quei territori, rappresentano i popoli delle Ande e simboleggiano la chiamata universale alla salvezza”. È l’omaggio del Papa alla delegazione proveniente dalla Regione Huancavelica del Perù, che ha allestito quest’anno il presepe in piazza San Pietro, la cui inaugurazione è prevista per oggi pomeriggio. “Gesù è venuto in terra nella concretezza di un popolo per salvare ogni uomo e ogni donna, di tutte le culture e le nazionalità”, ha ricordato Francesco: “Si è fatto piccolo perché possiamo accoglierlo e ricevere il dono della tenerezza di Dio”. Accanto al presepe, c’è il maestoso abete rosso proveniente dai boschi di Andalo, in Trentino, le cui luci verranno accese al termine della cerimonia ufficiale e che resterà accanto al Presepe fino al termine delle festività natalizie. “L’abete è segno di Cristo, albero della vita, albero al quale l’uomo non poté accedere a causa del peccato”, ha sottolineato il Papa salutando la delegazione guidata dal vescovo di Trento, mons. Lauro Tisi: “Ma con il Natale la vita divina si è congiunta a quella dell’uomo. L’albero di Natale, allora, evoca la rinascita, il dono di Dio che si unisce all’uomo per sempre, che ci regala la sua vita. Le luci dell’abete richiamano quella di Gesù, la luce dell’amore che continua a risplendere nelle notti del mondo”. “Natale è questo, non lasciamolo inquinare dal consumismo e dall’indifferenza”, l’appello di Francesco: “I suoi simboli, specialmente il presepe e l’albero addobbato, ci riportano alla certezza che ci riempie il cuore di pace, alla gioia per l’Incarnazione, a Dio che diventa familiare: abita con noi, ritma di
speranza i nostri giorni. L’albero e il presepio ci introducono a quel clima tipico del Natale che fa parte del patrimonio delle nostre comunità: un clima ricco di tenerezza, di condivisione e di intimità familiare. Non viviamo un Natale finto, commerciale! Lasciamoci avvolgere dalla vicinanza di Dio, dall’atmosfera natalizia che l’arte, le musiche, i canti e le tradizioni fanno scendere nel cuore”.
“Quanti si recheranno qui, in Aula Paolo VI, nei prossimi giorni potranno assaporare questa atmosfera anche grazie al presepio che adesso verrà inaugurato”, ha detto il Papa ai partecipanti all’udienza: “È stato realizzato dai giovani della parrocchia di San Bartolomeo a Gallio, nella diocesi di Padova, qui presenti con il vescovo mons. Claudio Cipolla, che ringrazio per quanto ha detto. Vi sono riconoscente per questo dono, frutto di impegno e di riflessione sul Natale, festa della fiducia e della speranza”. “La ragione della nostra speranza è che Dio è con noi, si fida di noi e non si stanca mai di noi!”, ha esclamato Francesco: “Viene ad abitare con gli uomini, sceglie la terra come sua dimora per stare insieme a noi e assumere le realtà dove trascorriamo i nostri giorni. Questo ci insegna il presepe. A Natale Dio si rivela non come uno che sta in alto per dominare, ma come colui che si abbassa, piccolo e povero, per servire: questo significa che per assomigliare a lui la via è quella dell’abbassamento, del servizio”. “Perché sia davvero Natale, non dimentichiamo questo”, l’appello finale: “Dio viene a stare con noi e chiede di prendersi cura dei fratelli e delle sorelle, specialmente dei più poveri, deboli e fragili, che la pandemia rischia di emarginare ancora di più. Perché così è venuto al mondo Gesù, e il presepe ce lo ricorda. La Madonna e san Giuseppe ci aiutino a vivere il Natale così”.