“Ogni cuore del Myanmar sta dicendo con grande dolore: questa è la nostra terra. Terra su cui è scesa l’oscurità, dove la morte violenta è norma. Terra diventata una valle delle lacrime”. “Con Gesù vogliamo proclamare: sia pace. Alla Nazione che si è inferta queste ferite, diciamo: ora basta, mio caro Myanmar”. Comincia così il messaggio che da Yangon l’arcivescovo Charles Bo, a nome dei vescovi cattolici del Paese, rivolge al Myanmar per l’Avvento. Nel messaggio, arrivato oggi al Sir, il cardinale si rivolge subito a coloro che stanno diffondendo con la violenza “ingiustizia” e infliggendo “sofferenza agli innocenti”. “Coloro che dovrebbero proteggere la vita e la sicurezza del nostro popolo sono diventati una spaventosa causa di angoscia e terrore. Anche a loro diciamo: c’è potere nell’Amore. Questo è il messaggio di Gesù e del Natale”. E ancora: “Ora basta, mio caro Myanmar. Il Natale è il momento dell’introspezione: per chi crede solo nella violenza, per chi la perpetra e per chi ne è vittima. Sono coloro, che hanno iniziato attivamente la violenza e credono nella tortura e nella uccisione, la causa primaria di questa valle di lacrime”. Nel messaggio il cardinale si rivolge anche ai giovani, dicendosi “profondamente preoccupato” per loro. Molti giovani, soprattutto nelle comunità delle regioni a maggioranza cristiana, sono impegnati nelle forze di resistenza popolare contro le forze della giunta militare. Per questo le famiglie si ritrovano senza giovani mentre i mariti cercano lavoro lontani dai loro villaggi e le donne, sole, fuggono dalle loro case, trovando rifugio nelle foreste. Ai giovani, l’arcivescovo dice: “Ancora una volta, mi appello a non seguire la via della violenza. La violenza genera solo violenza. Cambia rotta. Credi nella verità; credi nel potere dell’amore”. L’arcivescovo indica come modello da seguire il Mahatma Gandhi e dice: “La non violenza non è per i deboli di cuore. È l’arma dei forti”.
“Giovani di questo Paese, conosco il vostro dolore, ma quel dolore non può essere giustificato infliggendo più dolore a voi stessi o agli altri”. Il messaggio del Natale qui in Myanmar non può quindi che essere un messaggio di pace. “Sì, la pace”, scrive l’arcivescovo. “Il messaggio del Natale è la pace. Papa Francesco parla costantemente del popolo del Myanmar. Durante la sua visita, ha scelto di incontrare tutti per la causa della pace. Alla Chiesa del Myanmar ha lasciato come mandato la pacificazione. Questo appello continua ancora oggi. Cerchiamo la pace e la riconciliazione. Bussiamo ad ogni porta, bussiamo alle porte dei potenti”. Non si tratta però di perorare la causa di una “una pace vuota”: la pace nasce dalla giustizia, dice il card. Bo. “Non può esserci pace duratura senza giustizia in questo Paese”. “Dai due ai tre milioni della nostra gente hanno fame di cibo; ma tutto il popolo del Myanmar ha fame di giustizia. Finché questa fame non sarà placata, in questo Paese non si stabilirà la pace”. Il 6 dicembre scorso, Aung San Suu Kyi, la leader del governo deposto il 1° febbraio 2021 da un colpo di Stato militare e arrestata nella stessa data, è stata condannata a quattro anni di carcere per “incitamento contro le forze armate” e “violazione della legge sui disastri naturali” (le norme anti-Covid). “Questa dura condanna a seguito di accuse fabbricate è solo l’ultimo esempio di quanto le forze armate di Myanmar siano determinate a eliminare ogni forma di opposizione e a distruggere le libertà”, è la dura accusa di Amnesty International. “Questa sentenza farsesca si inserisce nel disegno repressivo della giunta al potere, che ha visto oltre 1.300 persone uccise e più di 10.000 arresti da febbraio”.