“Il problema della tutela dell’ambiente è un problema che esiste in ogni Paese. Anche in Italia abbiamo situazioni dove le imprese portano avanti dei progetti che provocano disastri ambientali e colpiscono le popolazioni che ci vivono”, sono le Luca Saltalamacchia, avvocato difensore dei diritti umani e dell’ambiente, intervenuto al Forum mondiale della democrazia “Può la democrazia salvare l’ambiente?”, in corso di svolgimento a Strasburgo nel Palazzo d’Europa. L’avvocato italiano porta la sua esperienza nel campo dei contenziosi ambientali, in particolare di tutela delle comunità indigene del mondo che si trovano a fare i conti con progetti di multinazionali italiane con fortissimo impatto ambientale. Come nel caso della realizzazione della diga di Ilisu, a causa della quale sono state evacuate 80mila persone, per la quale la banca Unicredit finanziava il governo turco, o anche come la battaglia portata avanti per conto di una comunità indigena nigeriana, fortemente penalizzata da un inquinamento derivante da sversamenti di petrolio di tubature di proprietà dell’Eni. “Il problema è che quasi sempre si guarda all’aspetto economico del progetto e molto spesso si sente dire: abbiamo speso già tanti soldi e non possiamo tirarci indietro. Ma non si da adeguato peso a quelle che sono le ricadute ambientali, che poi vengono pagate dalla popolazione che vivono nelle aree limitrofe”, prosegue Saltalamacchia che, in squadra con altri, ha inviato una diffida ad Eni per modificare il piano industriale per allinearlo ai target di lungo periodo fissati nell’articolo 2 dell’accordo di Parigi. Inoltre proprio il 14 dicembre prossimo, ci sarà la prima udienza del giudizio climatico lanciato contro lo Stato italiano per ottenere il taglio delle emissioni, senza chiedere nessun risarcimento ma l’obbligo del taglio delle emissioni, “proprio quello che lo Stato dichiara di voler fare e di dover fare, ma che poi quando realizza le politiche climatiche non fa”. L’avvocato italiano da qualche tempo ha allargato il suo interesse anche al problema ambientale che, secondo i suoi studi, “necessiterebbe di una tutela ed una disciplina specifica, perché non si possono applicare le norme previste per la tutela ambientale sic et simpliciter anche per il cambiamento climatico”, le sue parole che conclude, “le discussioni come questa del Forum sono fondamentali perché sono momenti in cui i decisori politici hanno un contatto con la società civile e con la realtà. Perlomeno adesso sanno che il cambiamento climatico è un problema gravissimo, poi se decidono di continuare ad ignorare gli allarmi lanciati dalla scienza e le preoccupazioni della società civile, hanno una responsabilità non solo giuridica e politica ma anche morale che è altissima”.