“Vogliamo esprimervi il nostro sconcerto e, a volte, senso di impotenza, nel contemplare e sperimentare il caso che vive il nostro pianeta, a causa del cambio climatico e i suoi impatti catastrofici per l’umanità e la casa comune, come la chiama Papa Francesco. Come uomini e donne di buona volontà, abbiamo ascoltato il grido dei poveri e il grido della terra che geme i dolori del parto (Rom 8,22) e, perciò, con grande preoccupazione ci rivolgiamo a voi nelle attuali condizioni che vive il nostro pianeta minacciato e ferito”. A scriverlo, rivolgendosi ai leader dei Paesi presenti alla Cop26 di Glasgow, sono la Conferenza ecclesiale dell’Amazzonia (Ceama) e la Rete ecclesiale panamazzonica (Repam), in un appello che porta la firma del cardinale Claudio Hummes, di padre Alfredo Ferro (presidente e segretario esecutivo della Ceama), del cardinale Pedro Barreto e di padre João Gutemberg Sampaio (presidente e segretario esecutivo della Repam).
Si legge nell’appello: “L’Amazzonia – enorme territorio ricco di biodiversità ecologica e culturale, un luogo strategico per l’umanità e per il pianeta – è colpita drasticamente dal degrado ambientale e dalle conseguenze del cambiamento climatico causato dalle emissioni di gas serra”. L’Amazzonia “è minacciata per diverse ragioni: politiche ambientali di governi insensibili e intransigenti, il modello estrattivista che domina, la deforestazione dei boschi, gli incendi indiscriminati e in aumento, l’inquinamento dei fiumi. Sono i poveri a pagare per primi il conto di questa problematica ecologica e climatica”.
Scrivono Ceama e Repam: “avete l’opportunità di prendere decisioni straordinarie, che evitino la catastrofe imminente e a volte già presente, a causa di politiche e decisioni pubbliche e private. Non possiamo attendere oltre, vorremmo vedere risultati tangibili che conducano a un cambio di rotta una volta per tutte. Siamo di fronte al rischio che il riscaldamento del pianeta raggiunga i 2,4 gradi. Abbiamo necessità di onestà, coraggio e responsabilità, soprattutto da parte dei Paesi più potenti e inquinanti. Di fronte alla crisi climatica, non si può tollerare che i privilegi di alcuni siano messi al di sopra del bene comune”.
Conclude l’appello: “speriamo che ascoltiate la nostra supplica unita a quella di molti popoli dell’Amazzonia, custodi millenari della terra, che ora vedono come le politiche prese dai propri governanti si stiano rivelando infruttuose. Non possiamo perdere la speranza e se l’abbiamo perduta, le decisioni prese devono affrontare in modo deciso e appropriato la radice dei problemi, perché non accada ciò che scriveva il Nobel della letteratura colombiano, Gabriel Garcia Marquez nel capolavoro ‘Cent’anni di solitudine’: ‘Le stirpi condannate a cent’anni di solitudine non hanno una seconda opportunità sulla terra’”.