“La spesa impegnata per i servizi educativi nel 2019 è pari a un miliardo e 496 milioni di euro, di cui il 18,7% è la quota rimborsata dalle rette pagate dalle famiglie. La quota a carico dei comuni, pari a 1,2 miliardi di euro, sostanzialmente stabile nel 2019 a livello nazionale (+0,6%), è sostenuta soprattutto dall’andamento positivo del Sud Italia (+7,1%)”. Lo certifica oggi l’Istat, nel report “Nidi e servizi integrativi per la prima infanzia (anno educativo 2019/2020)”. “Mentre la spesa dei comuni ha interrotto l’andamento crescente dopo la crisi economica, la spesa pro-capite (per ogni bambino residente di 0-2 anni) continua ad aumentare, soprattutto per effetto del calo demografico e, dunque, della contrazione della popolazione di riferimento: da 866 euro del 2018 a 906 euro del 2019. Sono circa 197.500 i bambini sotto i 3 anni iscritti nei servizi educativi comunali o convenzionati con i comuni nell’anno educativo 2019/2020 (il 14,7% del totale dei loro coetanei)”, spiega l’Istat, che aggiunge: “Il 93,3% degli iscritti frequenta nidi e sezioni primavera, su cui confluisce il 96,7% della spesa dei comuni per i servizi educativi; il rimanente 6,7% degli iscritti frequenta i servizi integrativi per la prima infanzia, cui è destinato il 3,3% della spesa”.
Il report precisa che “i nidi comunali sono in parte gestiti direttamente, con personale assunto dai comuni, in parte affidati a soggetti terzi. Nel tempo si riduce il peso dei nidi a gestione diretta, dove i bambini iscritti diminuiscono (-4,1% nell’ultimo anno) mentre aumenta quello dei servizi affidati a terzi (+6,4%). Sono stabili gli utenti dei nidi privati in convenzione con i comuni e crescono i contributi erogati direttamente alle famiglie per la frequenza del nido (+12,7%). L’offerta tende dunque a orientarsi verso forme gestionali meno onerose per i comuni: in media, per un bambino iscritto, la spesa a carico passa da 8.645 euro nei nidi comunali a 1.813 euro nel caso di contributi pagati alle famiglie”.
Anche se “il Sud migliora”, “si conferma il divario territoriale: la spesa pro-capite per bambino residente va da 149 euro l’anno in Calabria (il 3,1% dei bambini fruisce dell’offerta comunale), a 2.481 euro nella Provincia autonoma di Trento (i servizi comunali accolgono il 30,4% dei bambini sotto i 3 anni)”.