Reddito di cittadinanza: De Capite (Caritas), “nella legge di bilancio previsti solo controlli. No a gogna mediatica che ricade sui poveri”

I problemi del reddito di cittadinanza non sono dovuti ai “furbetti” che l’hanno percepito senza averne diritto, perché si tratta di percentuali irrisorie rispetto ai 3,8 milioni di percettori. Al contrario, questa “gogna mediatica” criminalizza e penalizza ingiustamente le persone in povertà assoluta, il 56% delle quali non riesce ancora ad accedere a questa misura. “Purtroppo la retorica dei furbetti ha prodotto il fatto che la gente si vergogna di riceverlo, come se fossero dei ladri. Questo è un effetto che non si doveva creare”. Ne è convinta la sociologa Nunzia De Capite, dell’ufficio politiche sociali di Caritas italiana, che esprime al Sir anche perplessità sulle modifiche previste dalla legge di bilancio: “Non va nella direzione auspicata perché tutte le modifiche inserite sono in maggioranza un giro di vite sui controlli. Aumenta l’onere amministrativo per l’Inps, per i Comuni, si introducono degli obblighi rispetto ai percorsi di inclusione. È un linguaggio tutto legato agli obblighi e al rafforzamento di questa parte di condizionalità, che in Italia sono già altissime e non vengono applicate. Confidiamo nel dibattito parlamentare nella speranza che si possa ampliare lo sguardo sul reddito, perché adesso sono tutte proposte di controllo e non la soluzione per migliorare la misura”. Da Capite ricorda che i “furbetti” del reddito di cittadinanza sono “quote minoritarie” e fanno riferimento a “soggetti già considerati a rischio, ossia già attenzionati dalla guardia di finanza e dai carabinieri perché avevano requisiti poco coerenti. Ad esempio abitavano in zone molto centrali in città, risultavano proprietari di automobili di grossa cilindrata. Questo è stato detto poco dai media ma è utile ricordarlo. Non sono stati pescati a campione su tutti i beneficiari, era una quota già sotto i riflettori per via delle incongruenze rispetto alle dichiarazioni fatte. Comunque si tratta di percentuali minoritarie rispetto ai 3 milioni 800 mila percettori del reddito”. Dalle interviste fatte in Caritas tra i beneficiari del reddito, ad esempio, “è emersa la sensazione di stigma per essere percettori del reddito. Questo è proprio un arretramento per un Paese civile. Creare questa gogna mediatica è veramente ingiusto nei confronti dei poveri”.

 

 

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