“Bisogna raccogliere e far sviluppare i segnali positivi per tenere viva la speranza”. Lo ha detto l’arcivescovo di Taranto, mons. Filippo Santoro, portando la sua testimonianza all’interno del dibattito che è seguito alla presentazione del Rapporto Svimez 2021, a Roma. “Non sono né un economista né un sociologo, ma un pastore”, ha sottolineato mons. Santoro presentando il suo contributo come proveniente da “un osservatorio speciale ed emblematico”. L’arcivescovo di Taranto, che è anche il presidente del comitato delle Settimane sociali, ha colto nel Rapporto della Svimez e nel dibattito “un orizzonte positivo”. “I momenti di crescita ci sono”, ha aggiunto il presule, ma non bastano, occorre che siano concretamente sostenuti da “una mentalità di svolta” altrimenti si corre il rischio che prevalga la “sfiducia”. Mons. Santoro ha indicato tre punti principali da considerare. Il primo è rappresentato dalla “situazione pandemica” e dai suoi effetti sulla vita delle persone. “Nella prima fase c’è stata una sofferenza enorme”, ha ricordato l’arcivescovo, e “con la seconda ondata anche chi nella prima aveva aiutato gli altri si è dovuto far aiutare a sua volta”. Dunque le conseguenze sociali sono state e sono pesanti. Il secondo elemento è la “sfida ambientale”. Se ovviamente non è possibile realizzate tutto in una volta, occorre però dare subito “un segnale forte di cambiamento di rotta”. Il terzo punto è la necessaria “stabilità politica” nel dare continuità agli interventi e nel portarli a compimento.