“Profonda preoccupazione per gli sgomberi forzati e le minacce di espulsione delle comunità indigene e contadine in varie zone del Paese”. È quella espressa dal Consiglio permanente della Conferenza episcopale del Paraguay. “I recenti episodi – si legge nella nota – ci provocano indignazione, quindi esortiamo le autorità nazionali a tutelare i diritti delle popolazioni autoctone del nostro Paese e il diritto alla terra dei nostri connazionali”.
I vescovi chiedono di non ricorrere a tali procedure, contrarie alla Costituzione e alla pari dignità e uguaglianza di tutti i cittadini. “Allo stesso modo e soprattutto chiediamo che sia tutelata la vita dei più vulnerabili, assicurando che, nelle loro legittime pretese o nelle controversie sui conflitti di proprietà, non vengano lesi o rinviati a favore del potere economico altrui”.
Prosegue il comunicato: “Dobbiamo alzare la voce per ricordare che la legge vincola il legislatore come tutti coloro che sono sotto la sua giurisdizione. Ogni azione, che leda il senso e l’applicazione dei precetti della Costituzione nazionale e la validità del corpo legislativo, dissacra la fiducia sedimentata nelle leggi e nelle sue autorità. In ogni caso, deve essere garantito che azioni inique non saranno protette e che l’impunità non sarà tollerata”.
Ammoniscono i vescovi, che in questi giorni vivono la novena in vista della festa nazionale della Vergine di Caacupé: “Vengano rispettati i diritti dei popoli indigeni e le leggi che li regolano, nel loro senso di garantire uguaglianza e non discriminazione, autonomia, accesso alla giustizia rispetto al diritto consuetudinario indigeno, protezione dei loro territori e delle risorse naturali per il loro sostentamento. Chiediamo che l’attenzione al diritto alla terra e alla proprietà sia prioritaria per tutti i paraguaiani, fornendo le risorse necessarie per sviluppare una politica globale di riforma agraria, promuovendo l’agricoltura familiare contadina, la sovranità alimentare e i diritti umani, nonché iniziative che garantiscano la protezione dell’ecologia in un’economia sana, sostenibile, solidale e sostenibile. È tempo di porre fine alla miseria, alla povertà estrema e alle pratiche che danneggiano la coesione sociale, il bene comune e la nostra casa comune”.