“Sento la necessità di chiamare alla conversione al messaggio di Gesù. Come sacerdote ho vissuto spesso in mezzo ai poveri. La povertà di oggi è vivere fuori dal mondo che progredisce, quello che ha beni e sicurezza. Sebbene vivano nella stessa città, i poveri vivono in modo diverso. I problemi della povertà e della disuguaglianza ora non vengono dal Perù o dall’America Latina, sono un problema centrale per l’intero pianeta”. Lo ha affermato padre Gustavo Gutiérrez, in chiusura del seminario che la scorsa settimana si è tenuto nella Pontificia Università Cattolica del Perù sui 50 anni dalla pubblicazione del suo libro “Teologia della Liberazione” (1971), promosso, tra gli altri, dalla Facoltà di Teologia della stessa Università e dall’Istituto Bartolomé de las Casas.
“La povertà è una morte precoce e ingiusta, distrugge persone e famiglie. Come diceva Hannah Arendt: i poveri sono coloro che non hanno il diritto di avere diritti – ha proseguito padre Gutiérrez, il quale ha sottolineato che l’amore di Gesù è “aperto a tutti, universale”, ma al tempo stesso Egli ci ha chiesto di privilegiare i più deboli, gli scartati come dice Papa Francesco. Per questo l’impegno per i poveri non può non denunciare le cause della povertà”.
Il convegno ha permesso, a 50 anni di distanza, un’analisi serena sull’importanza dell’opera di Gutiérrez. “In questi giorni – commenta Cristiano Morsolin esperto di diritti umani in America Latina – l’anniversario è in primo piano sui giornali di Lima come La República e El Comercio. Le parole ci riportano al nucleo originario di questa corrente teologica, che parte dall’opzione preferenziale per i poveri. Un filone che in Perù è proseguito per esempio, con il contributo pedagogico del salesiano Alejandro Cussianovich, fondatore del movimento di bambini lavoratori Manthoc e promotore a livello mondiale del protagonismo politico dell’infanzia delle classi popolari, ma anche con la necessità di un discernimento tra fede e politica per incidere nelle cause della povertà, ribadito anche di recente dall’arcivescovo di Lima Castillo e dal card. Barreto”.
A livello storico, continua Morsolin, “si può ricordare che gli albori della teologia della liberazione risalgono al simposio realizzato 6 e 7marzo 1970 a Bogotá, promosso dal vescovo colombiano di Buenaventura Gerardo Cano. In quell’occasione, padre Gustavo Gutiérrez presenta ‘Appunti per una teologia della liberazione’ che poi, l’anno successivo, nel 1971 vengono ampliati nel libro di cui oggi celebriamo il 50° anniversario. Il percorso di tale teologia ha poi assunto varie ramificazioni e uno dei filoni più fecondi, quello della ‘teologia del pueblo’ ha influenzato lo stesso Papa Francesco, attraverso le opere di padre Juan Carlos Scannone e altri intellettuali”.