Anche se lo scrutinio è al momento arrivato neppure alla metà (48% delle schede) alle elezioni presidenziali dell’Honduras si profila la vittoria netta dell’attuale opposizione. La candidata di sinistra di Libertad y Refundación (Libre), Xiomara Castro, è attestata attorno al 53% dei voti, circa 20 punti in più di Nasry Asfura, candidato del conservatore Partido nacional (Pn) la forza politica che ha espresso anche il discusso presidente uscente Juan Orlando Hernández, che quattro anni fa vinse di un soffio e tra le accuse di brogli. Successivamente, Hernández è stato accusato di contiguità al narcotraffico, mentre il Paese è sprofondato nella crisi economica e sociale, come dimostra il crescente numero di cittadini che cerca di lasciare il Paese, attraverso le cosiddette carovane. Il terzo arrivato, il liberale Yani Rosenthal, è accreditato del 9% circa dei consensi. Percentuali di molto inferiori all’1% per gli altri 12 candidati.
Per certi aspetti un cambio era dunque atteso e la vittoria di Xiomara Castro assume un forte significato simbolico, essendo la moglie di Manuel Zelaya Rosales, il presidente del Paese dal 2005 al 2009, destituito attraverso un colpo di Stato nel 2009. La percentuale dei votanti è stata del 68% e le operazioni ai seggi si sono svolte regolarmente, senza scontri. Nelle scorse settimane la Conferenza episcopale honduregna aveva invitato la popolazione ad “andare a votare, con responsabilità e libertà”, di superare “i sentimenti di indifferenza, apatia e scetticismo” e di scegliere “candidati onesti, responsabili, sensibili alla necessità del popolo” poiché l’Honduras non merita che venga dato il voto “a coloro che vogliono distruggerla”, a chi mette in atto brogli, a chi è legato “alla corruzione, al crimine organizzato e al narcotraffico”.