“La questione dell’impegno politico dei cattolici è sempre più cruciale”: a dirlo è monsignor Mario Toso, vescovo della diocesi di Faenza-Modigliana, in un suo intervento, tenuto ieri, ospite della diocesi di San Marino-Montefeltro. “Diversi episodi lo testimoniano – ha sottolineato il vescovo –. Si pensi all’utilizzo strumentale dei segni religiosi, al massiccio astensionismo del mondo cattolico nelle ultime tornate elettorali, al disegno di legge Zan sostenuto sine glossa da non pochi cattolici, come anche alla raccolta firme per un referendum ambiguo sull’eutanasia”. Secondo monsignor Toso “i temi sull’etica e sulla vita diventano uno dei crinali su cui misurare il significato odierno di laicità e su cui i cattolici sono chiamati a valutare le proprie caratteristiche identitarie. Si tenga anche presente che si sta diffondendo sempre di più nel mondo dei cattolici impegnati in politica una cultura pseudo-cristiana. Una tale cultura fa riferimento sì al principio dell’amore, ma esso è considerato privo di verità e così si giunge a giustificare l’approvazione di progetti di legge che vorrebbero l’omologazione di diritti libertari, arbitrari. Basti dire che un tale modo di vedere fa leva, in definitiva, su un cristianesimo di carità senza verità, in cui la medesima carità viene svigorita e fatta scivolare in un vago sentimentalismo dimentico della verità integrale dell’uomo. Senza verità, senza fiducia e amore per il vero bene dell’uomo e della società, non c’è coscienza e retta responsabilità sociale e politica”.
Analizzando lo scenario presente, il vescovo evidenzia come “la propria fede religiosa non sembra più conformare, ossia non riesce a unificare i vari comportamenti dei credenti. Sicché essi tendono a vivere una netta separazione tra fede e impegno sociale, tra fede e politica, tra ragione e politica. È indubbio, diciamocelo pure, che questo modo di pensare di non pochi cattolici pone per la Chiesa, che si sta avviando a iniziare un cammino sinodale, una questione teologica ed ecclesiologica, una ‘questione cattolica’ direbbe Gianfranco Brunelli, non piccola”. Mons. Toso propone dunque di fare un passo in avanti nel dibattito. “Per la Chiesa, l’impegno dei cattolici in politica non è in questione, come hanno ribadito con forza e in più occasioni san Giovanni Paolo II, Papa Benedetto XVI e, da ultimo, Papa Francesco. Tale presenza è un dovere-diritto per una doppia serie di motivi: di ragione e di fede. Esiste in ognuno una vocazione umana al bene comune. Nessuno può sentirsi, quindi, esonerato dalla sollecitudine nei confronti del bene comune e della giustizia sociale. Peraltro, ogni persona, in quanto inserita in Cristo che ricapitola in sé tutte le cose, possiede una vocazione cristiana all’impegno sociale e politico”. Una rinnovata, esigente e coerente presenza dei cattolici nella vita pubblica non può però ridursi ai loro concreti impegni politici, spiega il vescovo. “Una via da percorrere previamente è senz’altro la formazione delle loro guide spirituali – conclude – ossia i vescovi e i sacerdoti, i formatori sociali, assieme alla rinascita, su basi nuove, adatte ai tempi, alle mille città del nostro Paese, e capaci di rete, delle scuole di formazione sociopolitiche imperniate sulla dottrina o insegnamento sociale della Chiesa”.