Naufragio nella Manica: don Louis-Emmanuel Meyer (Calais), “ai morti in mare la politica risponde con più sicurezza, più polizia, più barriere”

Calais, il giorno dopo la tragedia della Manica che ha visto morire 27 persone è ancora sotto shock: “È la prima volta che ci sono così tanti morti insieme nella Manica”. Lo riferisce al Sir don Louis-Emmanuel Meyer, parroco della chiesa di San Pietro, che nelle settimane passate aveva ospitato le tre persone che avevano digiunato per chiedere dignità per i migranti ammassati in questo angolo di Francia, tra Calais e Dunkerque, così vicino alla costa inglese. “A Calais, si passeggia sulla spiaggia, d’estate si fa il bagno si vede l’Inghilterra. E se si pensa che in quel posto tra la spiaggia e l’Inghilterra sono morte delle persone è sconvolgente”. “Da vent’anni ci sono persone che muoiono ma sono sempre stati casi isolati”, racconta ancora don Louis-Emmanuel. Nella serata di ieri, a Calais, Dunkerque e a Parigi si sono svolte delle commemorazioni per ricordare le persone morte nella notte tra mercoledì e giovedì nella Manica. I loro nomi saranno aggiunti a quelli delle 309 vite spezzate dal 1999 a oggi in quello stretto braccio di mare. I naufragati di mercoledì venivano dal campo migranti della zona di Dunkerque e Grande Synthe, a una 40ina di chilometri da Calais. “Sembra fossero per la maggior parte di origine curda”, dice il parroco. Ora i loro corpi sono nelle mani della polizia per l’autopsia. Cambierà qualcosa? “Non so. Sicuro è che per il momento la reazione politica resta la stessa. Ai morti in mare rispondono con più sicurezza, più polizia, più barriere. Non viene rimessa in discussione la politica di sicurezza. Vogliono solo accentuare la loro risposta, che non cambia da vent’anni”. Per le associazioni che lavorano sul campo per rispondere ai bisogni più elementari alle migliaia di persone ammassate in attesa di futuro, oggi è un giorno faticoso. “Nessuno ha sufficiente distanza per pensare. Siamo ancora tutti scossi. Le associazioni che aiutano i rifugiati sono molto colpite, in particolare perché sono composte da giovani, per la maggior parte studenti, e per loro è molto traumatizzante vedere così tanti morti in una sola mattina. Nessuno ha la soluzione. Si guarda allo Stato, con un grande interrogativo”.

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