In Italia il rapporto tra giovani e anziani sarà di 1 a 3 nel 2050 mentre la popolazione in età lavorativa scenderà in 30 anni dal 63,8% al 53,3% del totale. È la stima diffusa oggi dall’Istat nel report “Previsioni della popolazione residente e delle famiglie”.
Entro il 2050, viene spiegato, le persone di 65 anni e più potrebbero rappresentare il 35% del totale secondo lo scenario mediano, mentre l’intervallo di confidenza al 90% presenta un campo di variazione compreso tra un minimo del 33,1% e un massimo del 36,9%. “Comunque vada – osserva l’Istat – sarà pertanto necessario adattare ancor più le politiche di protezione sociale a una quota così crescente di popolazione anziana”. I giovani fino a 14 anni di età, sebbene nello scenario mediano si preveda una fecondità in recupero, potrebbero rappresentare entro il 2050 l’11,7% del totale, registrando quindi una lieve flessione.
L’Istat ipotizza poi che “le immigrazioni dall’estero possano recuperare i livelli mediamente rilevati nel quinquennio 2015-2019 a partire dall’anno 2023”. Nel medio e lungo termine si prevede una graduale diminuzione degli ingressi fino al valore di 244mila nel 2070. Cumulato sull’intero periodo di previsione, lo scenario mediano prefigura, pertanto, un insediamento a carattere permanente di 13,3 milioni di immigrati. Anche le emigrazioni per l’estero dovrebbero recuperare nel giro di pochi anni i valori espressi nel quinquennio antecedente l’avvento della pandemia. Nello scenario mediano si presuppone in seguito una loro evoluzione stabile, da circa 145mila uscite annue nel 2025 a 126mila nel 2070. In totale, sull’intero arco di proiezione gli emigrati dall’Italia sarebbero circa 6,9 milioni. Il saldo migratorio con l’estero risultante in base allo scenario mediano è, pertanto, ampiamente positivo: superato il 2020 (+79mila unità), dal 2021 esso si riporta al valore di +141mila, cui segue una continua e regolare flessione che conduce l’indicatore al valore di +118mila nel 2070.