“Un passo indietro, sono tante, troppe le criticità per un bando nato con le buone intenzioni ma che rischia di essere l’ennesima occasione persa nella valorizzazione dei beni confiscati alle mafie. Chiediamo che il bando nazionale sui beni confiscati con le risorse del Pnrr venga modificato per restituire concretamente alla collettività i beni confiscati alle mafie e ai corrotti”. In una nota, l’associazione Libera commenta la pubblicazione dell’Avviso pubblico dell’Agenzia per la coesione territoriale che mette a disposizione di Regioni, Comuni, Province, Città metropolitane del Mezzogiorno risorse economiche per un totale di 250 milioni di euro per la valorizzazione dei beni confiscati. Un bando che “è destinato già in partenza a non raggiungere gli obiettivi prefissati”. “Si tratta di un investimento finanziario di grande importanza – commenta Libera – unico nella storia dei 26 anni della legge 109/96 e a quasi 40 anni dalla legge Rognoni-La Torre ed a maggior ragione avrebbe richiesto, come sottolineato da tempo e da più parti, un urgente cambio di passo per evitare gli errori commessi e superare le diverse criticità già sperimentate ed i ritardi accumulati, non solo in termini di efficienza nell’utilizzo delle risorse europee, nazionali e regionali ma anche di trasparenza, di coinvolgimento dei cittadini e delle realtà sociali e di sostenibilità delle progettualità”. “Invece ci troviamo un bando rivolto solo agli enti locali, senza nessun ruolo attivo per gli enti del Terzo settore, associazioni, cooperative sociali e dove sono previsti interventi solo di ristrutturazione”.
“In dettaglio – denuncia Libera – mancano tra i destinatari dell’Avviso le realtà sociali, associazioni, cooperative concessionarie di beni immobili confiscati – più di 900 in tutta Italia – e la possibilità di sostenere anche la gestione dei beni e quindi la continuità delle tante esperienze positive già realizzate oppure quelle in fase di avvio di attività”. Un Avviso pubblico “di questa portata avrebbe richiesto, principalmente, una scadenza più lunga per la presentazione delle domande, rispetto a quella attuale fissata al 24 gennaio 2022, poco più di un mese se si considera la pausa natalizia. Per i Comuni, soprattutto quelli di piccole dimensioni non sarà agevole in così poco tempo predisporre la documentazione richiesta, con il forte rischio che non possano partecipare e che tanti beni già destinati rimangano ancora a lungo inutilizzati”. “Inoltre, sarà impossibile in così poco tempo coinvolgere, sin da questa fase, i cittadini e le realtà sociali nelle diverse forme di progettazione partecipata utile a creare un raccordo forte tra la comunità territoriale (e i bisogni della stessa) e l’amministrazione pubblica”.
“Ribadiamo che l’attenzione riservata dal Piano nazionale di ripresa e resilienza al riutilizzo sociale dei beni confiscati è fondamentale perché la loro effettiva restituzione alla collettività possa apportare un contributo alla ripartenza nel nostro Paese nel segno della giustizia sociale ed ambientale ma richiede uno scatto da parte di tutti al fine di concorrere alla sua concreta attuazione con una adeguata consapevolezza e corresponsabilità”. Infine: “Solo se spese nella giusta direzione queste risorse potranno trasformare i beni sottratti alle mafie ed ai corrotti in segni di cambiamento etico e culturale”.