Secondo statistiche riportate dal Consiglio d’Europa, il 45% delle vittime di violenza domestica ha subito qualche forma di abuso online durante la relazione, mentre il 48% ha riferito di essere stato oggetto di molestie o abusi online dopo la fine della relazione. “Body shaming” (far vergognare qualcuno del proprio corpo deridendo il suo aspetto fisico), “cyber-flashing” (inviare foto a sfondo sessuale non richieste online), “doxing” (diffondere informazioni personali di qualcuno senza il suo consenso) e ora anche lo “stalkerware” (tracciare la vita privata di una persona senza il suo consenso o senza che questa ne sia a conoscenza): queste le nuove frontiere della violenza contro le donne e le ragazze. Non più solo la casa, la strada, la socialità sono insidiosi per chi è donna, ma anche il digitale oggi rappresenta un rischio, “ancora maggiore”, di abusi. Ed è questo il tema di della Giornata internazionale delle Nazioni Unite per l’eliminazione della violenza contro le donne che si celebra oggi. Il Grevio, il gruppo di esperti del Consiglio d’Europa che lavora sul tema e monitora l’attuazione della Convenzione di Istanbul, ha individuato “lacune significative nelle legislazioni nazionali riguardanti la violenza contro le donne commessa online o con l’ausilio della tecnologia”.
In una raccomandazione pubblicata ieri, il Grevio definisce più precisamente l’ambito, coniando il termine “dimensione digitale della violenza contro le donne” (comprendendo sia ciò che avviene online sia ciò che avviene attraverso la tecnologia). E incoraggia a procedere con azioni specifiche per contrastarla: dalla revisione della legislazione per comprendere questa dimensione digitale, all’alfabetizzazione sulla sicurezza online, a sistemi di supporto e consulenza, fino al porre fine all’impunità per gli atti di violenza digitale.