A San Gavino Monreale, 8.000 anime nel cuore della pianura del Campidano, in Sud Sardegna. Lì don Massimo Cabua è viceparroco delle tre parrocchie (Santa Chiara, Santa Teresa e Santa Lucia) che compongono l’Unità pastorale. Realtà al centro del nuovo spot per la campagna #donarevalequantofare della Cei che intende sensibilizzare i fedeli alla corresponsabilità economica verso la missione dei sacerdoti.
Don Cabua presenta la realtà in cui presta servizio come “una realtà differente rispetto alla classica parrocchia, in quanto le attività sono suddivise in modo trasversale con l’affidamento di incarichi specifici a noi sacerdoti. Lo spirito di condivisione è essenziale per la realizzazione dei progetti”. Prete da 12 anni, don Massimo è stato ordinato sacerdote, a Villacidro il 31 ottobre 2009: è stato assegnato alla parrocchia di Santa Chiara dove opera attualmente in sinergia con don Elvio Tuveri, parroco di Santa Teresa del Bambin Gesù, e don Piero Angelo Zedda, parroco di Santa Chiara e Santa Lucia. Con l’inizio della pandemia la comunità unita ha messo in atto progetti destinati alle persone più colpite. È stata avviata una grande raccolta fondi per l’Ospedale di San Gavino, promossa da un comitato spontaneo di cittadini e associazioni. Tra le numerose iniziative realizzate in tempo di Covid spicca la Spesa sospesa, un progetto reso possibile grazie al contributo di una rete di associazioni che hanno aiutato nella raccolta e nella distribuzione dei beni alimentari. “La Spesa sospesa è nata per sostenere la collettività in un momento di grande difficoltà a causa della pandemia – spiega don Massimo – In virtù di una sinergia con i supermercati abbiamo potuto collocare in punti strategici i carrelli dove si potevano lasciare cibi destinati ai più bisognosi. Grazie alla generosità dei miei concittadini abbiamo sostenuto 65 famiglie in difficoltà”.
Tassello di una capillare rete di assistenza è rappresentata dai pacchi alimentari, distribuiti con cadenza mensile e integrati tutti i martedì dalla consegna dei beni deteriorabili. È così che tante famiglie, colpite dall’improvvisa crisi economica legata al Covid-19, sono riuscite ad assicurare il cibo a tavola per i propri figli. La solidarietà per don Massimo non conosce soste e, anche nell’ex convento in cui vive, ha collocato, nell’atrio, alcuni scatoloni per raccogliere beni di prima necessità. Il cancello è sempre aperto, anche di notte, perché la generosità non si ferma mai e non conosce orari.