(da Strasburgo) “Una strumentalizzazione statale delle persone per fini politici”: così Ursula von der Leyen, presidente della Commissione europea, ha definito la situazione dei migranti al confine tra Bielorussia e Polonia. “Questa non è una questione bilaterale di Polonia, Lettonia e Lituania con la Bielorussia. È l’Ue nel suo insieme che viene messa in discussione”. La responsabilità del dramma in atto è “del regime di Lukashenko”, che ha “attirato le persone al confine, con la cooperazione di trafficanti di migranti e reti criminali”. La presidente ha riferito di averne parlato con Biden quando si trovava giorni fa alla Casa Bianca. “Entrambi abbiamo convenuto che questa non è una crisi migratoria. Questo è il tentativo di un regime autoritario di cercare di destabilizzare i suoi vicini democratici. Un regime che ha tenuto elezioni fraudolente e reprime violentemente il proprio popolo. Un regime che non riconosciamo. E questo cinico ricatto ha avuto esattamente l’effetto opposto: l’intera Europa è solidale con Lituania, Polonia e Lettonia su questo tema”. Von der Leyen ha affermato che ora “l’Europa agisce su quattro binari: sostegno umanitario; sensibilizzazione diplomatica nei Paesi di origine; sanzioni contro persone ed entità in Bielorussia e sanzioni contro gli operatori dei trasporti che facilitano la tratta e il traffico di esseri umani; protezione del confine” europeo.