“Sabiona, luogo simbolo della nostra diocesi e della nostra terra rimane segnato dall’ora et labora delle suore benedettine. La benedizione emanata da questo luogo attraverso la loro presenza e il loro lavoro non andrà perduta. Spero e prego che ci sia continuità nella discontinuità”. Lo ha affermato ieri il vescovo di Bolzano-Bressanone, mons. Ivo Muser, nella messa che ha celebrato nel monastero di Sabiona. A fine novembre le ultime due suore lo lasceranno definitivamente, dopo una presenza di 336 anni della Congregazione benedettina, affidando il convento alla diocesi.
La prossima domenica, prima di Avvento, inizia il nuovo anno liturgico, e quello che sta per finire “si associa oggi a un altro finale, che dal punto di vista umano è triste e doloroso. Avremmo voluto che andasse diversamente”, ha rivelato il vescovo. Mons. Muser ha ribadito il massimo impegno “affinché la culla della nostra diocesi rimanga un luogo spirituale animato da persone che vivono, lavorano, pregano e in tal modo infondono speranza”. Questo perché, ha aggiunto, “abbiamo bisogno di qualcosa di più del funzionale, dell’esteriore, del materiale. Abbiamo bisogno di persone che ricordino a Chiesa e società che l’essere viene prima del fare, che il fare deve crescere dall’essere”. Contatti e colloqui sul futuro di Sabiona sono in corso, al momento non si è ancora arrivati a un risultato concreto. In attesa di trovare un’adeguata soluzione, la diocesi si occuperà della cura, manutenzione e gestione dell’areale del monastero.
Al termine della celebrazione suor Ancilla Hohenegger, undicesima e ultima badessa di Sabiona, ha simbolicamente consegnato al vescovo le chiavi del monastero. Nel suo commiato ha ringraziato tutte le consorelle – in tre secoli Sabiona ne ha accolte 550 – i collaboratori, la parrocchia e il Comune di Chiusa, la Provincia e le tante persone che negli anni hanno accompagnato la vita del monastero e sostenuto i necessari lavori di salvaguardia. La badessa si è augurata che il contributo pubblico possa continuare anche in futuro, “perché questa terra e l’Europa sono segnate dalle radici cristiane”. La badessa ha detto di affidare con fiducia il monastero alla Diocesi, con la preghiera al vescovo “di conservare sempre questo gioiello”.