“Nell’arte ci viene dato un luogo in cui dare forma allo stile cristiano come esistenza ospitale”. Lo ha affermato il card. Giuseppe Betori, arcivescovo di Firenze, tirando le conclusioni del convegno organizzato dalla Conferenza episcopale toscana (Cet) a Firenze, presso la Facoltà Teologica dell’Italia Centrale, sul tema “Per una comunità ospitale. L’arte come luogo di accoglienza nel tempo della ricostruzione”. Per il card. Betori, “l’arte sacra si è proposta nei secoli quale segno di offerta dei contenuti della fede in considerazione del contesto temporale. In particolare l’arte del nostro Rinascimento risplende per questa capacità di dare forme sempre nuove a un’esperienza di fede che si misura con il mutare dei tempi. E possiamo ritenere che questa interazione sia propria di ogni espressione artistica, anche oltre il confine dell’arte sacra, quando l’arte mantiene la sua vocazione a essere segno di trascendimento di quanto è esperibile e misurabile”. L’arcivescovo di Firenze ha ricordato la figura di Giorgio La Pira: “Il ‘sindaco santo’ di Firenze amava ripetere parole che insieme componevano il ritratto ideale della città: riposo, bellezza, contemplazione, pace, elevazione, proporzione, misura. Sono parole in cui si rispecchia l’arte a cui affidiamo la missione di essere luogo della verità e dell’incontro”. “Mi sembra – ha osservato – che la Chiesa del nostro tempo abbia consegnato il corpo alla carità e il creato all’impegno sociale, riservando il pensiero alla fede, con il rischio di ridurre questa a ideologia, se non altro nella percezione pubblica. Abbiamo bisogno di una carità che sia cura della persona e non solo delle povertà e di una fede che offra una visione integrale dell’umano per farsi progetto di vita accogliente. L’arte può essere lo spazio di questa duplice mediazione”.
L’arcivescovo Riccardo Fontana, vescovo di Arezzo-Cortona-Sansepolcro e delegato della Conferenza episcopale toscana per la cultura, ha sottolineato come “presentare il Vangelo attraverso l’arte è storia di tutta la Chiesa”. Il convegno di Firenze, ha evidenziato, ha visto relatori importanti e una sala piena di persone qualificate: “La Chiesa questa volta è entrata in dialogo forte con un mondo che ci appartiene da sempre”.