“Fermatevi, fratelli e sorelle, fermatevi! Fermatevi, fabbricatori di armi, fermatevi!”. Così il Papa, nell’omelia della Messa per i defunti, presieduta al Cimitero Militare Francese di Roma e pronunciata a braccio, ha dato voce alle tombe presso le quali, prima della celebrazione eucaristica, ha sostato in preghiera. “Queste tombe parlano, gridano pace”, ha spiegato Francesco: “Questa gente, brava gente, è morta in guerra. È morta perché è stata chiamata a difendere la patria, a difendere valori, ideali, e tante altre volte a difendere situazioni politiche tristi e lamentabili”. “Sono le vittime della guerra che mangia i figli della patria”, ha commentato Francesco: “E penso ad Anzio, a Redipuglia, penso al Piave nel ‘14, tanti sono rimasti lì. Penso alla spiaggia di Normandia, quarantamila in quello sbarco, ma non importa, cadevano”. “Mi sono fermato davanti a una tomba lì”, ha raccontato il Papa: “Inconnu mort per la France. 1944”, la scritta letta: “Neppure il nome”, il commento. “Nel cuore di Dio c’è il nome di tutti noi, ma questa è la tragedia della guerra”, il monito del Papa: “Sono sicuro che tuti questi che sono andati con buona volontà, chiamati a difendere la patria, sono col Signore”. “Ma noi che stiamo in cammino lottiamo sufficientemente perché non ci siano le guerre, perché non ci siano le economie del Paesi fortificati per l’industria delle armi?”, l’interrogativo esigente di Francesco: “Oggi la predica dovrebbe essere guardare le tombe. Alcune hanno un nome, altre no, ma queste tombe sono un messaggio di pace”.