“Per il 78% degli italiani, uno dei più rilevanti problemi acuiti dalla pandemia è la dipendenza da smartphone e tablet di bambini e ragazzi. Ma, per il 66%, pesa anche la regressione degli apprendimenti e del metodo di studio, con il rischio che galoppi la ‘dispersione implicita’, la condizione subdola per cui troppi ragazzi, pur non essendo dispersi in senso stretto, non acquisiscono a scuola competenze fondamentali”. È quanto emerge dalla terza edizione dell’indagine “Gli italiani e la povertà educativa minorile – Ascoltiamo le comunità educanti”, realizzata dall’Istituto Demopolis per l’impresa sociale “Con i Bambini”, in vista della Giornata internazionale dei diritti dell’infanzia e dell’adolescenza del 20 novembre.
A causa del Covid “il 65% segnala la perdita della socialità spontanea tra bambini e ragazzi, il 55% cita l’esclusione dei più fragili (poveri, disabili, figli di genitori stranieri); la maggioranza assoluta degli intervistati indica l’incremento della povertà materiale in molte famiglie (53%), ma ricorda anche come in molti, fra i minori, abbiano sviluppato la tendenza all’isolamento e all’abbandono della vita sociale (51%)”. Oltre 4 intervistati su 10 evidenziano l’impoverimento del linguaggio (46%) e la riduzione degli stimoli esterni alla scuola (43%). Il rischio marginalizzazione oggi “è riconosciuto come un problema da un terzo dei rispondenti”.
Per un italiano su due, la scuola non ha adeguatamente garantito parità di accesso (lezioni, contatti con gli insegnanti, apprendimento) a tutti gli studenti con la Dad e ha perduto posizioni: “Per il 55% è peggiorata nell’organizzazione e nelle attività; per oltre 4 intervistati su 10, a scuola sono cambiate in peggio le relazioni fra compagni (48%) e fra ragazzi e docenti (43%)”.
Gli italiani restano convinti che “le opportunità dell’istruzione non siano oggi garantite equamente per tutti nel nostro Paese: per il 64% lo sono, ma con livelli di qualità differenti, e con forti divari, anche in seno ai medesimi contesti regionali ed urbani; il 25% dichiara siano garantiti solo per alcuni. Appena l’8% crede che la scuola italiana garantisca oggi opportunità equamente per tutti”.
Anche nella consapevolezza che non siano sufficienti le ore in classe e che servano azioni compensative, il 46% degli italiani ritiene che oggi, a seguito dell’esperienza del Covid e della chiusura prolungata delle classi, gli stimoli extra scolastici nella crescita dei minori siano più importanti rispetto ad un anno fa.