Venezuela: vescovi su elezioni regionali di domenica prossima, “emergano nuove leadership locali e proposte comunitarie” nonostante la “drammatica situazione strutturale”

“C’è la possibilità e la necessità che attraverso questo processo elettorale emergano nuove leadership sociali, che dovranno proporre delle alternative al progetto accentratore della Governo nazionale, ma anche cercare vie di incontro per il giusto sviluppo politico, economico e sociale delle particolarità regionali e locali”. È l’auspicio che la Conferenza episcopale venezuelana esprime in una nota, diffusa oggi, dedicata alle elezioni regionali di domenica prossima, 21 novembre.
I vescovi sono consapevoli che ci si trova davanti a una situazione sempre più difficile, in cui la via per costruire qualcosa di nuovo è strettissima. L’egemonia esclusiva del potere nazionale ha tolto alle Regioni “vera autonomia, trasformando le loro autorità in semplici satelliti, dato che tutto è deciso dal centro” e il rischio è che governatori, sindaci, e altre espressioni del potere locale vengano di fatto esautorati.
Soprattutto, “il Venezuela come nazione è ferita nei suoi aspetti umani, sociali e istituzionali, in larga misura conseguenza di un modello politico autoreferenziale, di vocazione totalitaria, e che abbiamo più volte caratterizzato come ‘moralmente inaccettabile’, per la mancanza di rispetto per i diritti umani, riconosciuta a livello internazionale, per la distruzione della struttura produttiva e per un impoverimento senza precedenti della grande maggioranza della popolazione.
“Siamo consapevoli – aggiunge la nota – che la questione elettorale ha causato apatia interna nella grande maggioranza delle persone, arroganza in una minoranza, e ha portato a una frattura tra i partiti nelle loro opzioni politiche”. Il riferimento è alla spaccatura tra le forze di opposizione al Governo di Maduro. “In ogni caso, la cosa fondamentale è non rimanere nella diatriba e nel conflitto, ma affrontare i problemi e lavorare per superarli, per un bene più grande”.
Di conseguenza, “è urgente che tutti noi ci riuniamo, senza esclusione, per sviluppare un ‘noi sociale’ inclusivo, che favorisca lo sviluppo integrale della nazione”. Per questo la semplice astensione, “senza presa di coscienza e volontà di trasformare la realtà” non porta a generare i cambiamenti necessari, e tanto meno li realizza un voto cieco”, che non tenga conto della “drammatica situazione strutturale” della nazione. Concludono i vescovi: “Se vogliamo che qualcosa cambi, è necessario uscire dalla prostrazione quotidiana, attraverso proposte concrete e comunitarie che risveglino la consapevolezza dei cittadini, e mobilitare le volontà per recuperare la politica come luogo di partecipazione, esercizio dei diritti democratici e leadership civica”.

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