Economia: Banca d’Italia, da inizio pandemia un terzo delle famiglie italiane ha accantonato risparmi

Circa un terzo delle famiglie italiane è riuscito ad accantonare qualche risparmio a partire dall’inizio della pandemia; la quota è più ampia per i nuclei il cui capofamiglia è laureato. La percentuale di famiglie che ritiene di riuscire a risparmiare nei prossimi dodici mesi è rimasta sostanzialmente stabile, al 44% (in maggioranza nuclei che hanno già risparmiato durante la crisi). Le attese di risparmio interessano anche le famiglie che dichiarano di arrivare alla fine del mese con qualche difficoltà. È quanto emerge dalla sesta edizione dell’Indagine straordinaria sulle famiglie italiane (Isf) condotta dalla Banca d’Italia tra fine agosto e inizio settembre su un campione di oltre 2.000 nuclei familiari.
“I comportamenti di consumo restano condizionati dall’emergenza sanitaria, ma appaiono in progressivo miglioramento”, viene osservato, evidenziando che “rispetto alla rilevazione di aprile la percentuale di famiglie che dichiarano di avere ridotto le spese per alberghi, bar e ristoranti nel confronto con il periodo pre-pandemia è diminuita di 15 punti percentuali, pur restando elevata (al 71 per cento; aveva toccato quasi il 90 per cento nelle fasi più acute della pandemia); la riduzione della quota è di circa 30 punti (al 55 per cento) per i nuclei che arrivano con facilità alla fine del mese. Anche le percentuali di famiglie che hanno fatto meno frequentemente acquisti in negozi di abbigliamento e per servizi di cura della persona sono significativamente scese, rispettivamente al 63 e al 57 per cento”. Tra le motivazioni che hanno frenato la spesa, è rimasta invariata l’importanza attribuita alla paura del contagio mentre è sensibilmente diminuita quella associata alle misure di contenimento, in connessione con il venire meno delle restrizioni a partire dalla primavera. “Permane tuttavia una certa cautela nelle attese di spesa a tre mesi, in particolare tra le famiglie con maggiori difficoltà economiche e tra quelle che nel mese precedente l’intervista hanno percepito un reddito più basso rispetto a prima della pandemia”, spiega BankItalia. Dall’indagine emerge anche che “due terzi delle famiglie hanno indicato che, nel periodo in cui ha avuto luogo la rilevazione, la campagna vaccinale stava procedendo meglio o in linea rispetto alle attese”. Ciononostante “poco più della metà delle famiglie prefigura un aumento dei contagi nei tre mesi successivi alla rilevazione, sia pure in misura inferiore rispetto all’autunno del 2020; il 20 per cento ritiene che non ci sarà un incremento”.

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