“Crediamo che sia tempo di mantenere le promesse di governare ascoltando veramente tutti i settori della popolazione, in particolare coloro che sono coinvolti, instaurando un dialogo serio, trasparente e aperto che generi risposte eque e consensuali nelle istanze pertinenti. Ciò richiede concreti e percorribili segnali di buona volontà da parte delle autorità costituite in risposta al clamore dei settori coinvolti. Ciò che investiremo nell’ascolto e nel riconoscimento dell’altro aiuterà a compiere sforzi comuni che ci permetteranno di avanzare verso un’identità boliviana che unisce regioni, culture e popoli”. Lo si legge nel messaggio al popolo di Dio reso noto ieri a Cochabamba, al termine dell’assemblea plenaria della Conferenza episcopale boliviana (Ceb). Il testo è stato presentato e letto nel corso di una conferenza stampa cui hanno preso parte il nuovo presidente della Ceb, mons. Aurelio Pesoa, vescovo del vicariato apostolico del Beni, il vicepresidente, mons. Ricardo Centellas, arcivescovo di Sucre e primate della Bolivia, e il segretario generale, mons. Giovani Arana, vescovo di El Alto.
“La promulgazione di progetti legislativi di dubbia costituzionalità, fatti senza studio, consenso e consultazione adeguati, come dovrebbe essere in uno Stato di diritto e piena democrazia, sta suscitando reazioni diverse”, fanno notare i vescovi rispetto ai recenti provvedimenti legislativi in materia di antiriciclaggio, che secondo molti consentirebbero al Governo di controllare le attività economiche private oltre i limiti imposti dalla Costituzione. I vescovi fanno notare che lo scontro nelle piazze non può essere il metodo per risolvere la questione, anzi “quello che ottiene è generare dolore, ferite e morte, oltre all’odio e al risentimento che impiegheranno anni per essere superati”. La Ceb apprezza, però, che il Governo abbia fatto un passo indietro su una di queste leggi e auspicano l’avvio di un “dialogo schietto e costruttivo su un’agenda nazionale”.
I vescovi si dicono preoccupati anche per altri aspetti della vita sociale, come il permanere dell’emergenza pandemica, che sta provocando un aumento della povertà, l’aumento del narcotraffico, gli attentati contro la vita umana, in molteplici forme: “Non possiamo essere indifferenti agli eventi che colpiscono gli individui e le comunità: stupri, oltraggi ai minori e alle donne che raggiungono l’estremo del femminicidio, abbandono e maltrattamento dei bambini, infanticidio e attacchi alla vita umana dal concepimento alla morte naturale”. Il messaggio si conclude auspicando che l’imminente Assemblea ecclesiale latinoamericana “ci ricordi l’impegno di camminare insieme verso un unico obiettivo: annunciare la gioia del Vangelo di Cristo ed essere missionari e servitori del regno di Dio, in un mondo assetato di autenticità e di pace”.