I giovani del nostro Paese hanno molta fiducia nella scienza e sono consapevoli della sua importanza. Lo rivela l’indagine Ipsos “Cittadinanza scientifica – opinioni e attitudini dei giovani relative alla scienza ai tempi del Coronavirus”, realizzata per Save the Children su un campione di 1000 ragazzi tra i 14 ed i 18 anni e presentata oggi a Roma nell’ambito della presentazione della XII edizione dell’Atlante dell’infanzia a rischio in Italia. Circa 8 su 10 pensano che la scienza sia basata su dati e non su speculazioni e sia orientata al bene comune e non all’interesse di pochi. Quasi 9 su 10 ritengono che studiare materie scientifiche serva a capire meglio il senso di quello che ci circonda e l’87% dichiara di apprezzare abbastanza o molto le materie scientifiche, con un maggior gradimento dei ragazzi (92%) rispetto alle ragazze (81%). Le ragioni di chi non condivide questo interesse sono molteplici: il 58% di quelli a cui non piacciono dice che sono troppo difficili, mentre il 48% sostiene di non aver mai avuto insegnanti che li hanno fatti appassionare. Quando guardano al loro futuro, tra chi immagina di proseguire gli studi, 2 su 3, il 67%, pensa di iscriversi a una facoltà a indirizzo scientifico. Solo il 7% delle ragazze vorrebbe iscriversi alle facoltà di matematica e fisica, rispetto al 16% dei ragazzi.
Ma a cosa serve studiare la scienza se non a trovare un modo per affrontare le grandi sfide che ci attendono? Oggi – secondo le ragazze e i ragazzi intervistati – i temi da affrontare per la scienza sono la pandemia (54%), la lotta al cancro (38%), lo smaltimento dei rifiuti (32%), la produzione di energia sostenibile (31%) e la fame nel mondo (29%). Ma nei prossimi dieci anni, ragazze e ragazzi indicano priorità differenti immaginando che tra i problemi più urgenti vi saranno l’invecchiamento della popolazione (33%), la produzione di energia sostenibile (32%), le diseguaglianze economiche (27%).