“Varchiamo la soglia della paura e dell’egoismo. Rimaniamo nella comunione della preghiera e dell’amore operoso”: questo l’invito che i vescovi lituani hanno rivolto ai fedeli in una lettera. L’avvicinarsi alla fine dell’anno liturgico “richiama la nostra attenzione sull’essenza di tutto, sulla meta ultima del cammino”. E poiché “Dio può essere trovato nelle persone che stanno alle nostre porte”, se lo si riconosce e si risponde con un “amore concreto e attivo”, anche così ci si “rivolge alla meta”. Attraverso la preghiera ci si “avvicina al Signore” ma anche ci si scopre uniti su un “fondamento che non è la sabbia di angusti interessi personali o di gruppo”, ma Dio. Riconoscendolo Padre, “riconosciamo tutti i suoi figli come nostri fratelli e sorelle”, anche chi è nel disagio, chi ha fedi, lingua e cultura diverse. I vescovi esortano perciò ad “abbracciare la Lituania con la nostra preghiera”, in particolare il suo confine orientale e meridionale, “divenuto zona di emergenza”. Chiedono di pregare per le guardie di frontiera e i soldati della Repubblica di Lituania: “Affrontano grandi sfide nella protezione del confine di Stato, attaccato in modo insidioso, cinico e disumano”. Essi “difendono non solo la Lituania e noi, il suo popolo, ma anche l’umanità, un diverso approccio cristiano all’uomo”. E chiedono di pregare per i rifugiati, i migranti in cerca di asilo, “soprattutto per coloro che, a causa di manipolazioni, bugie e interessi maliziosi, si sono trovati in un vicolo cieco tra due confini” e “per tutti coloro che cercano una soluzione umana a questo difficile problema”.