“Luci e ombre. Qualche segnale di cambio di passo ma siamo lontani dalla garanzia di contenere il riscaldamento globale a 1,5 °C, senza la quale il resto conta poco. Argomenti fondamentali opportunamente evitati. Saranno i più vulnerabili a soffrire di più”. È quanto afferma in una nota diffusa oggi l’Unione buddhista italiana commentando i lavori di Cop26 a Glasgow. “Ci preoccupa che da questo vertice emergano false soluzioni che suonino più come ‘fumo negli occhi’ e che distraggano dall’unico obiettivo che era fondamentale raggiungere: la garanzia del contenimento a 1,5 °C. Tra i problemi evitati in occasione del vertice di Glasgow emerge l’assenza di un impegno legato agli allevamenti intensivi. Il metano da essi prodotto è ancora più nocivo della CO2”. Secondo i buddhisti italiani, è “positivo” l’impegno volto a fermare la deforestazione che vede per la prima volta l’adesione di Paesi come Brasile e Indonesia, ma “sono accordi che pongono un arco temporale troppo ampio (2030), non vincolanti e che vedono già alcuni Paesi ritornare sui loro passi”. L’Unione sottolinea la “necessità di rivedere gli stili e le abitudini di vita”. “Il nostro stare al mondo deve essere rivisto riconoscendo i limiti di una crescita senza freni e di un sistema estrattivista”. Al governo italiano, l’Unione buddhista italiana chiede di affrontare “in prima persona” l’iniziativa Boga (Beyond oil and gas alliance), l’alleanza cioè per superare la dipendenza da petrolio e gas e smettere gradualmente di usarli come fonte di energia, per passare alle rinnovabili.