“Sta a noi superare la chiusura, la rigidità interiore, che è la tentazione di oggi, dei ‘restaurazionisti’ che vogliono una Chiesa tutta ordinata, tutta rigida: questo non è dello Spirito Santo. E noi dobbiamo superare questo, e far germogliare in questa rigidità la speranza. E sta a noi anche superare la tentazione di occuparci solo dei nostri problemi, per intenerirci dinanzi ai drammi del mondo, per compatire il dolore”. È l’invito del Papa durante l’omelia della messa celebrata oggi per la Giornata mondiale dei poveri: “Siamo chiamati ad assorbire l’inquinamento che ci circonda e a trasformarlo in bene: non serve parlare dei problemi, polemizzare, scandalizzarci – questo lo sappiamo fare tutti -; serve imitare le foglie, che senza dare nell’occhio ogni giorno trasformano l’aria sporca in aria pulita”. Gesù ci vuole “convertitori di bene”: “Persone che, immerse nell’aria pesante che tutti respirano, rispondono al male con il bene. Persone che agiscono: spezzano il pane con gli affamati, operano per la giustizia, rialzano i poveri e li restituiscono alla loro dignità, come ha fatto quel samaritano”. “È bella, è evangelica, è giovane una Chiesa che esce da sé stessa e, come Gesù, annuncia ai poveri la buona notizia. Mi fermo su quell’aggettivo, l’ultimo – ha concluso il Santo Padre -: è giovane una Chiesa così; la giovinezza di seminare speranza. Questa è una Chiesa profetica, che con la sua presenza dice agli smarriti di cuore e agli scartati del mondo: ‘Coraggio, il Signore è vicino, anche per te c’è un’estate che spunta nel cuore dell’inverno. Anche dal tuo dolore può risorgere speranza'”.