“Sono lieto che, dopo l’interruzione dello scorso anno, possiamo riprendere la bella tradizione di questo incontro”. Così il Papa, nella Sala Clementina, ha salutato i premiati delle ultime due edizioni del Premio Ratzinger, raggruppate a causa della pandemia. “La comunità dei premiati si allarga ogni anno, oltre che nel numero, anche nella varietà dei Paesi rappresentati, ormai quindici, in tutti i continenti compresa l’Oceania”, l’elogio di Francesco che ha citato una dei premiati, la professoressa Rowland, “venuta appositamente dall’Australia grazie alla recente riapertura dei viaggi”. “La dinamica della mente e dello spirito umano è davvero senza confini nel conoscere e nel creare”, ha fatto notare il Papa, “ma i frutti della ricerca e dell’arte non maturano per caso e senza fatica. Il riconoscimento va quindi nello stesso tempo all’impegno prolungato e paziente che essi richiedono per giungere a maturazione”. “La Scrittura ci parla della creazione di Dio come di un ‘lavoro’”, ha sottolineato Francesco, rendendo omaggio “non solo alla profondità del pensiero e degli scritti, o alla bellezza delle opere artistiche, ma anche al lavoro speso generosamente e con passione per tanti anni, al fine di arricchire l’immenso patrimonio umano e spirituale da condividere. È un servizio inestimabile per l’elevazione dello spirito e della dignità della persona, per la qualità delle relazioni nella comunità umana e per la fecondità della missione della Chiesa”.