Diocesi: mons. Battaglia (Napoli), “la nostra Chiesa è chiamata oggi più che mai a riconoscere il grido del povero che sale dai vicoli, dalle piazze, dai quartieri della città”

In occasione della celebrazione della V Giornata mondiale dei poveri, il Papa ci invita a “rivolgere il nostro sguardo” sui poveri, “sulla loro dignità, sulla capacità di affidamento al Signore ma anche sull’attesa di liberazione che nasce dal loro cuore, dalla loro presenza. Un’attesa che a volte si presenta come un silenzio discreto e altre come un grido di giustizia rivolto al Cielo ma consegnato a tutti gli uomini e le donne della terra. Come Chiesa diocesana vogliamo essere sempre più capaci di accogliere il grido del povero”. Lo scrive l’arcivescovo Mimmo Battaglia, in un messaggio per la Giornata. “Nella nostra Napoli tocchiamo con mano quanto davvero la parola di Gesù sia vera: antiche e nuove povertà si susseguono senza sosta e le emergenze quotidianamente affiorano con tutta la loro drammaticità”, aggiunge. “In questi primi mesi in terra partenopea – ricorda il presule – ho incontrato il dramma della disoccupazione, la pressante richiesta da parte di tante famiglie di generi di prima necessità, la conseguente povertà educativa non slegata dalla crescente devianza minorile, la solitudine in cui versano tanti anziani, la difficoltà ad accogliere in tanti senza fissa dimora”.
L’arcivescovo ammonisce: “Non si tratta di semplici numeri statistici o report sociologici ma di volti, storie, nomi che chiedono accoglienza, capacità di ascolto, compagnia di vita. Insieme con tutta la Chiesa sparsa sulla terra, la nostra Chiesa di Napoli è chiamata oggi più che mai a riconoscere il grido del povero che sale dai vicoli, dalle piazze, dai quartieri della città! Qualche giorno fa, aprendo il nostro XXXI Sinodo diocesano vi consegnavo la mia prima lettera pastorale nella quale invito tutta la comunità all’ascolto: come Chiesa ci è chiesto di partire anzitutto dall’ascolto dei poveri perché senza di essi non può realizzarsi nessun processo di reale rinnovamento”. E conclude: “I poveri li abbiamo sempre con noi. È vero. Ma questo significa che l’accoglienza e la solidarietà non possono essere tormentoni di un periodo storico ma ordinario della storia umana. Nel chiedervi di leggere e meditare il messaggio del nostro Papa, vi invito sempre più a camminare con gli ultimi, considerandoli non destinatari passivi della nostra azione pastorale ma piuttosto protagonisti privilegiati dell’evangelizzazione. Il nostro cammino sinodale sarà realmente tale se non lascerà nessun indietro e se saprà prendere per mano i più marginali, i più poveri, i non veduti dagli uomini ma amati e custoditi da Dio”.

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