“L’app Gioco sicuro smaschera una contraddizione: i Monopoli piuttosto che le aziende concessionarie vogliono guadagnare il più possibile da questa attività, ma, così facendo, intrappolano molte delle persone che si rivolgono a questi prodotti in una situazione di dipendenza”. A parlare al Sir è il presidente della Consulta nazionale antiusura, Luciano Gualzetti, che è anche direttore di Caritas Ambrosiana e presidente della Fondazione San Bernardino, a proposito dell’app “Gioco sicuro”, che, come si legge in una nota dell’Agenzia delle dogane e dei monopoli, consente di localizzare i punti vendita autorizzati Adm, di verificare gli orari di apertura disposti dalle ordinanze comunali, e di accertare, tramite il codice della giocata, se la stessa è stata effettuata in un terminale appartenente alla rete del gioco lecito. “Dal nostro osservatorio vediamo situazioni drammatiche, quindi segnaliamo che l’azzardo non è uno strumento neutro, ma crea una distorsione della percezione della realtà – avverte Gualzetti –. Non dimentichiamo che stiamo uscendo da una pandemia che ha massacrato gran parte delle persone che si sono trovate incastrate dal lockdown, sono rimaste impoverite, hanno perso il reddito. Proporre sempre più azzardo induce le persone a trovare una soluzione irrazionale ai loro problemi, nell’illusoria speranza che sia la fortuna a risolvere tutto, creando un pericoloso circolo vizioso”. L’app non convince per niente il presidente della Consulta nazionale antiusura: “Sa tanto di una pubblicità occulta. Noi continuiamo a dire no alla pubblicità che condiziona le persone più deboli e fragili spingendole a usare quei prodotti per risolvere i problemi, mentre li aggravano: quest’app sembra voler aiutare le persone a trovare dove giocare e quindi è una forma di pubblicità nascosta, in contraddizione con la nostra posizione del dovere dello Stato non solo di curare ma anche di prevenire. Siamo nel paradosso che tutto quello che guadagna lo Stato da questi prodotti poi deve spenderli per i danni sociali che provoca”. Gualzetti fa riferimento alla sua esperienza in Caritas: “Vediamo che per la pandemia è aumentato l’uso di psicofarmaci da parte degli adolescenti e anche di tutti coloro che sono restati soli. Soprattutto i giovani hanno pagato un prezzo altissimo dal punto di vista dell’isolamento, abbiamo visto tutta la rabbia che si sta scaricando nelle bande piuttosto che nelle depressioni. E cosa facciamo: offriamo l’azzardo come uno svago? Noi contrastiamo e denunciamo questa logica, in netta contraddizione con il nostro impegno di aiutare le persone a tornare alla realtà affrontandola senza rifugiarsi in scorciatoie come l’azzardo”.