Serve un patto educativo per riportare i giovani al centro dell’esperienza del Servizio civile. Questo l’invito che parte da Lucca, con il primo “Colloquio di san Martino”, dedicato ai vent’anni dall’approvazione della 64/2001, la legge che istituiva il “Servizio civile nazionale volontario”, in seguito alla sospensione del servizio militare di leva. Un patto educativo, infatti, secondo gli interlocutori, può rovesciare una prassi diffusa, per “ricentrare così l’attenzione sul giovane che si impegna più che sulle esigenze dell’ente che offre l’opportunità del Servizio civile”. Questo è stato più volte richiamato nella giornata di studio, organizzata dall’arcidiocesi di Lucca ieri, giovedì 11 novembre, festa liturgica di San Martino patrono del volontariato italiano e santo titolare della cattedrale lucchese.
Nella sessione mattutina, Pierluigi Consorti (docente dell’Università di Pisa – Centro di ricerca «Maria Eletta Martini») ha ripercorso le tappe storiche e legislative che nell’Italia Repubblicana hanno portato dalla scelta dell’obiezione di coscienza di alcuni pionieri fino all’istituzione del Servizio civile stesso. Poi è stata la volta di Francesco Spagnolo (Tavolo ecclesiale degli enti di Servizio civile) che ha sottolineato come oggi, per un giovane, il Servizio civile sia più un punto di partenza di un’esperienza che non l’approdo di una scelta di fede o ideologica. Ha poi ricordato come sui 50mila posti previsti dallo Stato nel 2020, circa 10mila, cioè il 20% del totale, afferiscono ad associazione e enti cattolici. Infine, è intervenuta Claudia Barsanti (responsabile nazionale del Servizio civile per le Misericordie d’Italia) che ha sostenuto come un ente, e un ente cattolico in particolare, debba promuovere il Servizio civile sempre, non solo quando si apre un bando; in quanto si tratta di “un’esperienza formativa coinvolgente in cui il protagonista è il giovane, dalle cui sensibilità e idee l’ente stesso può cogliere spunti per migliorare il proprio operato”.