La pandemia da Covid-19 “ha interrotto attività e abitudini, limitato la socialità, esponendo ragazze e ragazzi a sensazioni di stress e frustrazione”; tuttavia ha riconfigurato “spazi di socialità e interazione, stimolato la ricerca di nuovi interessi”. È quanto emerge dal nuovo rapporto “Vite a colori”, presentato oggi dall’Unicef, che raccoglie le esperienze vissute da 114 bambini e adolescenti – tutti tra i 10 e i 19 anni – nel primo anno di pandemia. La ricerca – condotta tra febbraio e giugno 2021 in 16 Regioni italiane – è stata illustrata da 5 giovani – che vi hanno preso parte – alla ministra per le Pari opportunità e la famiglia, Elena Bonetti, e a Stefano Scarpelli dell’ufficio dell’Autorità garante per l’infanzia e l’adolescenza, entrambi in collegamento online.
Secondo i ragazzi la pandemia “ha lasciato più tempo per pensare, per pensarsi, per capire quali sono le cose che contano, e per acquisire nuove competenze”. Resta però “l’incertezza nei confronti del futuro. Il ritorno a una nuova ‘normalità’ – e a un approccio meno individualista, più attento al benessere della collettività e caratterizzato da cura e rispetto reciproco – appare l’unica via percorribile”. Il Rapporto è il risultato dal lavoro congiunto dell’Ufficio di ricerca Unicef Innocenti, del Programma Unicef dell’Ufficio regionale per l’Europa e l’Asia centrale in Italia, e del Comitato italiano per l’Unicef Fondazione Onlus.
Sulla base dei risultati discussi con bambine/i e ragazze/i, l’Unicef propone una serie di raccomandazioni tra cui la necessità di promuovere il benessere psicofisico e la salute mentale di adolescenti e giovani; ripensare l’istruzione e la didattica mettendo al centro le esigenze e i diritti degli studenti; assicurare l’ascolto della voce dei giovani nei processi di costruzione del futuro post Covid-19 e nelle politiche e nei piani di riduzione della povertà a partire da quanto già previsto dal V Piano di azione sull’infanzia e l’adolescenza e cogliendo l’occasione dell’attuazione del Child Guarantee in Italia; favorire un approccio inclusivo e di contrasto a discriminazione e razzismo attraverso strumenti specifici integrati nei piani nazionali.