Il card. Kazimierz Nycz, arcivescovo di Varsavia, riferendosi ai migranti ammassati lungo la frontiera tra la Polonia e la Bielorussia ha ribadito con forza che “la Chiesa chiede con fermezza che alla Caritas e ai volontari sia data la possibilità di fornire aiuto umanitario”. Durante la liturgia celebrata a Varsavia in occasione della Festa dell’indipendenza dell’11 novembre, il presule si è rivolto al presidente polacco Andrzej Duda e ai rappresentanti delle massime autorità dello Stato sottolineando che “non ci deve essere una contrapposizione tra il dovere di difendere i confini nazionali e il sostegno umano e cristiano ai bisognosi”. Alludendo alla mancata richiesta da parte del governo polacco di una collaborazione Ue alla risoluzione della crisi con la Bielorussia, il cardinale ha osservato che “contare sul supporto di altri Paesi e istituzioni, in un mondo globalizzato come quello moderno, non deve essere inteso come limitazione della sovranità nazionale ma come segno di solidarietà e corresponsabilità per il bene comune, quello della Polonia, dell’Europa e del mondo”.
“La Chiesa in Polonia, soprattutto attraverso la Caritas, cerca di offrire sollievo” ai migranti “e vuole farlo con maggiore incisività” ha asserito il presule, ringraziando gli abitanti della zona frontaliera e le parrocchie della diocesi di Bialystok per il loro impegno a favore dei bisognosi. Le migliaia di persone che hanno trascorso intanto un’altra notte senza un tetto sopra la testa, senza cibo né acqua potabile, e con temperature sotto zero, sono sull’orlo della disperazione. “Dite a coloro che ci stanno guardando dall’una e dall’altra parte, di darci quelle armi di cui sono muniti. Così potremmo ammazzarci da soli e il problema sarà risolto”, ha scritto uno dei migranti, proveniente dall’Iraq, nella lettera fatta pervenire alla Fondazione Ocalenie (Salvezza) e pubblicata oggi dalla stessa organizzazione.