La Cnesc, il Forum nazionale del Servizio civile, l’Aoi e la Rappresentanza nazionale degli operatori volontari esprimono “apprezzamento per lo sblocco delle partenze in alcune aree di 7 Paesi in seguito alla circolare recante indicazioni agli enti di servizio civile in relazione all’impiego degli operatori volontari in Paesi esteri a rischio pubblicata lo scorso 23 settembre”. “Un’apertura importante che permette finalmente ad almeno 112 operatori volontari di ripartire”, spiegano. Tuttavia “rimangono ancora circa 150 giovani bloccati, numero che rischia di diminuire anche per le rinunce – ad oggi almeno 38 – di quanti non ce la fanno più a rimanere sospesi nel limbo, demotivati e sfiduciati dopo essere stati avviati al servizio e da quasi due mesi, per la maggior parte, bloccati nelle partenze dalla comunicazione del 13 agosto”.
Quali le prospettive future? Domanda ancora senza risposta, motivo per cui gli enti e la rappresentanza degli operatori volontari pochi giorni fa hanno mandato una richiesta di incontro alla ministra Fabiana Dadone. “L’obiettivo dell’incontro – viene spiegato – non è solo quello di sbloccare le partenze per i 12 Paesi, anche perché attraverso il lavoro degli enti e la disponibilità dei giovani al ricollocamento in altri Paesi, immaginiamo di poter trovare, in tempi brevi, una opportunità d’impegno all’estero per la maggior parte degli operatori volontari bloccati, ma soprattutto di ridefinire una procedura certa, anche in vista della valutazione dei programmi in corso e per l’imminente bando sui Corpi civili di pace, che stabilisca quando non si può andare nel Paese”.
C’è anche la richiesta di “un’assicurazione sanitaria integrativa obbligatoria come condizione necessaria per lo sblocco di alcuni Paesi – vedi Ecuador e Cile – che dovrebbe essere, secondo gli enti, una responsabilità del Dipartimento non solo in quanto titolare della copertura assicurativa generale degli operatori volontari ma anche in relazione alla copertura economica garantita, ad esempio, dal risparmio legato alle posizioni previste ma che non verranno attivate con il quale si potrebbero coprire le spese aggiuntive richieste per garantire maggiore sicurezza”.
Gli enti e la rappresentanza dei giovani confidano nella disponibilità della ministra a incontrarli, a fare il possibile per sbloccare in tempi rapidi i Paesi ancora sospesi e a chiarire le procedure che realmente garantiscono la sicurezza, trasformando così una situazione problematica in una opportunità di crescita per l’istituto del servizio civile all’estero.