Sanità: Fiaso, “assumere i 66mila precari reclutati durante l’emergenza Covid per colmare le carenze di organico e mettere in sicurezza il sistema”

Assumere i 66mila precari della sanità reclutati durante l’emergenza Covid. È la proposta inviata dalla Federazione italiana aziende sanitarie e ospedaliere (Fiaso) alla presidenza del Consiglio dei ministri, ai ministri, ai presidenti di Camera e Senato, ai capigruppo parlamentari e alla Conferenza delle Regioni, per consentire la stabilizzazione del personale che nell’ultimo anno e mezzo ha affrontato in corsia l’emergenza pandemica.
“L’iniziativa – spiega un comunicato – nasce dalla necessità di rafforzare le dotazioni organiche delle Aziende sanitarie e ospedaliere che negli ultimi 18 mesi hanno potuto contare sul contributo straordinario di oltre 83mila nuovi operatori. La fase di reclutamento eccezionale avviata con l’emergenza, con forme contrattuali e procedure flessibili, infatti, ha determinato un consistente incremento del numero dei precari che lavorano nel Ssn. Grazie al loro impegno e alla loro professionalità le Aziende hanno potuto far fronte in modo efficace ad un momento storico senza precedenti”.
L’obiettivo della proposta, specifica il presidente Fiaso, Giovanni Migliore, è “valorizzare l’esperienza maturata durante l’emergenza Covid nelle aziende sanitarie e ospedaliere e riconoscere la professionalità e il lavoro svolto dagli operatori sanitari reclutati nel corso della pandemia. Ma non è una semplice gratifica per quanto fatto in questi 18 mesi nei reparti o negli hub. Si tratta di costruire insieme il futuro del servizio sanitario nazionale e, per farlo, non si può non investire in risorse umane”. Secondo Migliore, le assunzioni consentirebbero da subito di “colmare le carenze di organico, determinate da anni di restrizioni della spesa e dall’imbuto formativo, superando la precarietà, e di soddisfare il fabbisogno organizzativo per lo sviluppo del Pnrr mettendo in sicurezza il sistema sanitario di fronte ad eventuali nuove emergenze pandemiche”. Ma, soprattutto, “permetterebbero di programmare e di investire in modo efficiente ed efficace le risorse assegnate alla formazione, destinandole esclusivamente al personale realmente ingaggiato a tempo indeterminato nell’organizzazione del Ssn”.

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