“Nel 2020, il 24,9% dei laureati (25-34enni) ha una laurea nelle aree disciplinari scientifiche e tecnologiche; le cosiddette lauree Stem (Science, Technology, Engineering and Mathematics). Il divario di genere è molto importante, se si considera che la quota sale al 36,8% tra gli uomini (oltre un laureato su tre) e scende al 17,0% tra le donne (una laureata su sei) (Figura 3). La quota di laureati in discipline Stem è simile nel Centro e nel Mezzogiorno (23,7% e 23,0%, rispettivamente), mentre è più elevata (26,6%) nel Nord”. Lo certifica, oggi, l’Istat nel report “Livelli di istruzione e partecipazione alla formazione” nell’anno 2020.
“Le differenze territoriali aumentano notevolmente se si osserva la componente maschile: la quota di laureati Stem tra i giovani uomini residenti nel Nord è elevata (42,8%) e decisamente superiore a quella nel Centro e nel Mezzogiorno (32,4% e 29,2% rispettivamente). Tra le donne, invece, la quota di laureate Stem nel Nord è di qualche punto inferiore a quelle del Centro e del Mezzogiorno. Ne consegue che la differenza di genere nella quota di laureati in discipline tecnico-scientifiche è massima nel Nord, pari a 27,7 punti, e scende a 14,1 nel Centro e a 10,1 punti nel Mezzogiorno”.
Per quanto riguarda la quota di 25-34enni con un titolo terziario nelle discipline Stem, “in Italia è simile alla media Ue22 (i paesi dell’Unione europea membri dell’Ocse, 25,4% nel 2018 ) e al valore del Regno Unito (23,2%), è invece inferiore al valore di Francia (26,8%) e Spagna (27,5%) e piuttosto distante dalla Germania (32,2%). Tale risultato è tuttavia conseguenza di quanto osservato per la componente maschile: in tal caso il divario varia dai 6 punti con la media Ue22 e con il Regno Unito ai 13 punti con la Germania”.
Per la componente femminile, invece, “l’incidenza delle discipline Stem in Italia è persino superiore a quella registrata nella media Ue22 e negli altri grandi Paesi europei. Questo risultato deriva dal maggior peso relativo di lauree Stem nell’area disciplinare di scienze naturali, matematica e statistica, ma anche di ingegneria. Il divario di genere nella scelta delle discipline tecnico-scientifiche è dunque meno marcato in Italia rispetto al resto d’Europa”.