La Strategia Europa2020 aveva tra i suoi target l’innalzamento della quota di 30-34enni in possesso di un titolo di studio terziario, considerato un obiettivo fondamentale per una “società della conoscenza”. “In Italia, il valore di questo indicatore ha registrato negli anni una progressiva crescita, ma, nel 2020, per il secondo anno consecutivo risulta pressoché stabile al 27,8% (+0,2 punti rispetto al 2019). Il gap da colmare con la media europea (41,0%) e con gli altri grandi paesi dell’Unione (Francia, Spagna e Germania registrano quote pari al 48,8%, 44,8% e 36,3%, in crescita anche nell’ultimo biennio) è davvero molto ampio e negli anni non si è ridotto”. Lo si legge nel report sui “Livelli di istruzione e partecipazione alla formazione” nell’anno 2020, diffuso oggi dall’Istat.
“La bassa quota di giovani 30-34enni con un titolo terziario risente anche della limitata disponibilità di corsi terziari di ciclo breve professionalizzanti che in Italia sono erogati dagli Istituti tecnici superiori e che in alcuni Paesi europei, in particolare, in Francia, Spagna e Regno Unito, rappresentano – nella classe di età 30-34 anni – una parte importante dei titoli terziari conseguiti (rispettivamente il 32%, il 29% e il 14% )”.
Relativamente alle differenze di genere, “in Italia è laureata una giovane su tre (34,3%) contro un giovane su cinque (21,4%). Il divario con l’Europa è maggiore per i ragazzi, nonostante anche in media europea la quota di laureate (46,1%) sia superiore a quella dei laureati (36,0%).
Il divario con la media europea è inoltre ancora più marcato e in deciso aumento se si considerano i giovani di cittadinanza straniera. In Europa, infatti, la quota di laureati è in progressivo aumento mentre in Italia è sostanzialmente stabile dal 2008”.
Va tuttavia sottolineato che “la stabilità della quota di 30-34enni in possesso di un titolo di studio terziario osservata negli ultimi due anni è sintesi di un aumento nel Centro (dovuto alla componente femminile), di una diminuzione nel Nord e di una sostanziale stabilità nel Mezzogiorno”.
Il divario territoriale a sfavore del Mezzogiorno “resta molto marcato, dopo aver registrato un forte aumento nel decennio 2008-2018. Solo un quinto dei giovani è laureato (21,3%), contro il 31,3% del Nord e il 32,0% del Centro”.
“Queste disuguaglianze territoriali – commenta l’Istat-, da una parte, sottolineano le criticità nel perseguire gli obiettivi di equità nel raggiungimento di adeguati livelli di istruzione, fondamentali a garantire cittadinanza attiva e congrue opportunità di accesso al lavoro; dall’altra, pongono in evidenza come la ripresa del Mezzogiorno non possa prescindere da un’offerta di lavoro qualificata e pronta alle sfide tecnologiche e produttive di una società in rapido mutamento”.