“Insieme con Papa Francesco affermiamo che la realtà – anche politica, economica e sociale – non può essere compresa guardando dal centro, ma dalla periferia, e che l’agenda di cui ha bisogno il nostro Paese deve essere rivolta a tutti, a cominciare dagli ultimi. Le agende prioritarie portate avanti dall’economia liberale o dal progressismo culturale non rendono giustizia al desiderio del buon vivere che hanno i più poveri e i più piccoli del nostro Paese”. È l’appello che giunge dai “curas villeros” della zona metropolitana di Buenos Aires, i sacerdoti che vivono e operano nelle “villas” delle periferie e nell’hinterland della capitale argentina. Ieri, i sacerdoti, nel 91° anniversario della nascita di padre Carlos Mugica, hanno tenuto una conferenza stampa, alla presenza di mons. Gustavo Carrara, vescovo ausiliare di Buenos Aires e vicario per la Pastorale delle “villas”, e del coordinatore dei “curas villeros”, padre José María “Pepe” Di Paola.
“I drammi irrisolti della casa e del lavoro rappresentano oggi un grido accorato e crescente – sostengono i sacerdoti -. Ogni giorno di più gli affitti hanno requisiti irraggiungibili per più persone. Comprare un terreno o una casa rappresenta un’impresa assolutamente sproporzionata rispetto allo stipendio medio di un lavoratore, cioè di qualcuno che ha un lavoro regolare, ma ci sono milioni di argentini e argentini che non ce l’hanno. Il nostro Paese è entrato da decenni in una spirale di crescente impoverimento, mentre aumenta la concentrazione della ricchezza e la disuguaglianza sociale. Il divario con degli ultimi è in crescita. La sofferenza del popolo è troppo reale e diffusa per non avere quasi posto nell’agenda politica e nei dibattiti della campagna in vista delle elezioni legislative. La disconnessione di alcuni leader politici con il dolore della gente è sconcertante”.
Nella conferenza stampa si è fatto cenno al recente sgombero di Villa 31 di pochi giorni e a un’immagine che ha fatto il giro del Paese: una ragazza che piangeva perché avevano rotto l’unico servizio igienico che avevano. “La concretezza di quel grido – hanno sostenuto i ‘curas villeros’ – ha permesso al Paese di intravedere qualcosa del dramma della vita dei poveri. È vero che c’è stata una sentenza del tribunale che ha disposto lo sgombero, ma è deplorevole che non ci siano sentenze che impongano il rispetto del diritto a un’abitazione dignitosa, sancito dall’articolo 14 bis della Costituzione nazionale. Perché se le persone vivono in una ‘villa’, o in un insediamento precario, non è perché a loro piaccia vivere affollate o allagate da una fogna o da un pozzo nero, ma perché il dramma che stanno attraversando forse non lascia loro altra scelta. Cosa fare? Cosa fareste se non poteste pagare l’affitto e restaste per strada con i vostri figli?”. Concludono i sacerdoti: “I governi sono crudeli quando non ascoltano il bisogno e difendono solo i gelidi interessi del potere”.