“Abbiamo vissuto un tempo doloroso di pandemia, non ancora concluso: abbiamo visto la fragilità di un mondo. Siamo all’appuntamento con un mondo nuovo, decisi a far tesoro della lezione sofferta della storia delle donne e degli uomini, decisi a costruirlo con tutti, specie i poveri e i giovani”. È Andrea Riccardi, fondatore della Comunità di Sant’Egidio, a tirare le fila dei due giorni dell’Incontro internazionale per la pace, promosso dalla Comunità di Sant’Egidio a Roma, al quale hanno partecipato e preso la parola leader religiosi, politici e del mondo della scienza e della cultura, di 40 Paesi. Alla cerimonia finale che si sta svolgendo al Colosseo, sta partecipando anche Papa Francesco. Prenderanno la parola Angela Merkel, cancelliera della Repubblica federale tedesca, Ahmad Al-Tayyeb, grande imam di Al Ahzar, Bartolomeo I, patriarca ecumenico di Costantinopoli e il rabbino Pinchas Goldschmidt, presidente della Conferenza dei rabbini europei. Dopo il discorso del Santo Padre, ci sarà un minuto di silenzio in memoria delle vittime di tutte le guerre e la consegna del messaggio di pace da parte dei bambini ad ambasciatori di tutto il mondo. “La dura lezione della pandemia – ha detto Riccardi – ha accresciuto nelle religioni la coscienza di dover lavorare insieme, come non mai. L’ho sentito nel linguaggio e nel dialogo di questi giorni: qualcosa di profondo è cambiato. Le religioni sentono di procedere insieme verso il futuro, perché ‘il mondo di ieri non c’è più’, ha detto il patriarca Bartolomeo, osservatore appassionato del nostro tempo”. In questi giorni, “una preoccupazione comune è emersa: la pace!”. “La guerra – ha quindi proseguito Riccardi – non è mai una soluzione”. “Le relazioni dure tra Paesi, la rivalutazione della forza come strumento politico, sono espressione di una cultura della violenza di cui è parte una politica predatoria verso l’ambiente. Predatori, concentrati sul proprio interesse, dimentichi che la casa comune della terra è anche delle generazioni che vengono. La recente pandemia ha messo a nudo come le persone siano connesse e coinvolte in un destino globale”. Di fronte a un mondo che deve rinnovarsi, “le religioni manifestano la forza debole della preghiera. Promuovono un rinnovato movimento di persone responsabili verso gli altri, capaci di disarmare il clima che ci circonda dalla violenza, di fare piccoli e grandi percorsi di pace”.