(Londra) Trasformare l’economia britannica, sfidando le aziende a garantire lavori meglio pagati che possano attrarre lavoratori del Regno Unito e non soltanto migranti a basso costo in arrivo dall’Europa. Questo il “leit motiv” del discorso conclusivo del premier Boris Johnson ai membri del partito conservatore, riuniti a Manchester da domenica scorsa. “Il sistema non deve più usare l’immigrazione come scusa per non finanziare formazione, competenze e macchinari dei quali i lavoratori hanno bisogno”, ha detto Johnson. E ha aggiunto: “È ora di offrire speranze e opportunità a zone del nord del Paese che sono state, fino ad oggi, trascurate”. Benché l’ottimismo e le battute del leader conservatore abbiano entusiasmato la sua audience secondo la Bbc, sono molti i Tories, anche dentro il governo, preoccupati perché il premier non sembra prendere seriamente le difficoltà nelle quali si trova l’economia in questa fase. Viene tagliato, oggi, per 6 milioni di persone, anche l’“universal credit”, il sussidio di 20 sterline, circa 23 euro settimanali, introdotto durante la pandemia, che manteneva mezzo milione di britannici fuori dalla povertà. A protestare per il taglio sono stati tutti i leader religiosi del Regno Unito, oltre a decine di charities.