Anche le società scientifiche pediatriche, i singoli pediatri, e più in generale gli operatori di salute che lavorano a contatto con le donne e i bambini “possono guidare i cambiamenti e le azioni necessarie a ridurre il carico di malattia dovuto all’esposizione all’inquinamento, con una particolare incisività nei contesti assistenziali che avviano e mantengono una sistematica continuità delle cure pediatriche dalla nascita all’adolescenza”. È quanto si legge nel Documento di consenso “Ambiente e primi 1.000 giorni”, promosso dalle principali società scientifiche in ambito pediatrico e neonatologico – tra cui Federazione italiana medici pediatri (Fimp), Società italiana di neonatologia (Sin) e Società italiana di pediatria (Sip) – e presentato oggi online.
Migliorare, con la formazione, le conoscenze e le competenze sui cambiamenti climatici e le misure di prevenzione; informare pazienti e famiglie sul pericolo dell’inquinamento atmosferico, in particolare in caso di residenza in aree ad elevato inquinamento ambientale, includendo consigli per ridurre l’esposizione e il contributo individuale all’inquinamento. Fare attività di promozione e promuovere i temi affrontati nel documento presso altre società scientifiche che si occupano di salute della donna e del bambino: queste, in estrema sintesi le prime azioni cui gli estensori del testo si impegnano. Quindi: adottare per primi comportamenti e stili di vita salutari, e incoraggiare il cambiamento all’interno del proprio posto di lavoro e più in generale del Ssn. Infine, realizzare attività di advocacy a livello politico e normativo, promuovendo le iniziative esistenti a livello locale e nazionale per migliorare la qualità dell’aria.