“Il Documento di consenso è focalizzato sull’inquinamento atmosferico outdoor, legato all’immissione nell’aria di sostanze inquinanti dovute ai trasporti, al traffico autoveicolare, al riscaldamento domestico e ovviamente anche alle emissioni industriali che vanno ad aggravare la situazione. Parliamo quindi di sostanze inquinanti come particolato atmosferico, biossido di azoto o ozono”. Lo ha spiegato Luca Ronfani, dell’Irccs materno infantile Burlo Garofolo di Trieste e referente scientifico del progetto “Ambiente e primi 1.000 giorni”, presentando oggi online il Documento di consenso delle società scientifiche e associazioni dell’area pediatrica e del gruppo di lavoro “Ambiente e primi 1.000 giorni”, finalizzato a tutelare la salute dei bambini e delle famiglie rispetto ai danni da inquinamento ambientale. Il progetto, realizzato con il supporto del Ccm-Centro nazionale per la prevenzione ed il controllo delle malattie del ministero della Salute, ha permesso di misurare in maniera precisa l’esposizione precoce agli inquinanti ambientali nei bambini di alcune città italiane e ha valutato, grazie alla revisione della letteratura scientifica, i rischi possibili rischi per la salute legati a tale esposizione.
Evidente l’urgenza di “adottare da subito misure chiare e concrete, a tutti i livelli (nazionale e locale), per migliorare la qualità dell’aria e ridurre l’esposizione all’inquinamento atmosferico delle donne in gravidanza e dei bambini, in particolare nei primissimi anni di vita – ha osservato Ronfani –. Ma se molti interventi di dimostrata efficacia si basano su un cambiamento a livello nazionale, che deve essere deciso e guidato da istituzioni governative, è altrettanto importante ricordare come sia nevralgico l’apporto dei cittadini, affinché adottino comportamenti individuali virtuosi”.